E’ un passo deciso quello che porta la mano fino alla maniglia del bar. E’ un piede fermo e possente, quello che tocca il pavimento facendo rimbalzare il suono secco del tacco tra le 4 pareti: come un eco scagliato con forza tra le montagne. Lo sguardo è una pietra; fermo ed impassibile non cede, e tantomeno teme, le coppie di iridi che cercano di squadrarlo per giocare al passatempo più vecchio del mondo. Si sente superiore nel scrutare gli assetati avventori: fottuti messicani ubriaconi a tempo perso! E' questo quello che pensa quando uno specchio, posto sul fondo del locale, attira la sua attenzione.

Un passo claudicante, incerto e tremulo, cerca a stento di farsi spazio tra le sedie del locale. Sceglie il tavolo, ma subito dopo si alza manco avesse trovato le spire di un serpente a sonagli sul sedile. E’ un valzer tragicomico, un’ape che vaga da un tavolo all’altro senza mai posarsi sul fiore. Quelle innocenti sedie vuote, come un groviglio infinito di gambe di legno pronte a sbarrargli la strada. E allora prega, giura e perfino promette qualcosa di importante a quel Dio che conosce bene per poter uscire da quella situazione surreale: un’evidente punizione per un suo qualche peccato che al momento gli sfugge. Occhi. A decine se li sente addosso mentre i suoi cercano riparo e rifugio nelle rughe del pavimento polveroso. Sudore ed ansia gli scivolano giù, all’interno dal vestito, dai capelli e dai pori come un gayser che non c’è fazzoletto che possa asciugare. La maniglia della porta come una liberazione per poter infine scappare. Si scontra allora con un signore al quale non chiede nemmeno scusa tanto è intento a correre, in una cornice di clacson ed insulti.

Il passo che solca la porta e che, dopo una leggera pausa, si decide ad entrare nel locale trasmette sicurezza. Non la ostenta con rumore, non la rifugge nemmeno con una timidezza ed insicurezza quasi ossessiva. Si siede semplicemente e quello che si spande per il bar è il profumo del successo. Le sue mani curate sfogliano un libro e tutti, per quanto molti non sappiano nemmeno leggere, sanno che quelle dita devono avere scritto tutta quella carta così ben rilegata. E’ un uomo che ce l’ha fatta ed è arrivato.

Arturo Bandini, alter ego di Fante (e non solo ovviamente), è un uomo iroso ed arrogante: razzista e scontroso, non ha paura di dire quello che pensa a costo di ferire i sentimenti altrui e subire le inevitabili conseguenze del suo comportamento. Arturo Bandini è anche un giovane timoroso e spaurito incapace di prendere una decisione e che si pente spesso della strada che ha scelto. Si ferma al primo incrocio per prendere la cartina, cercare un punto di riferimento, un qualcosa, ma il vento beffardamente la gonfia come una vela e gliela strappa di mano. Perso e smarrito non sa più dove si trova e, peggio, dove andrà a finire: non gli rimane che farsi trasportare dall’alito tiepido del deserto. Arturo Bandini ha però coscienza del suo talento ed è per questo motivo che è sceso dalle fredde montagne del Colorado. Nella sua infima stanza d'albergo eccolo pigiare ossessivamente i tasti seguendo i ritmi ondivaghi dell'ispirazione, mangiare arance, non dormire per giorni, consumarsi gli occhi ed indebitarsi completamente (cfr. Martin Eden di Jack London). E' il prezzo del successo, perché sa con certezza che prima o poi lo investirà ed allora tutto avrà finalmente un senso. Forse. 

Ambizioni spaccone, cruda realtà decadente di una polverosa Los Angeles magistralmente fotografata e dolci illusioni si scontrano con una tazza di caffè con panna e le “huaracas” di Camilla Lopez per un libro epocale: talmente denso e potente da far sembrare l’inchiostro delle pagine pura aria compressa pronta all’esplosione. Il personaggio multiforme del protagonista è così reale e dirompente che è quasi impossibile non trovare almeno un pizzico di Arturo Bandini nel quale specchiarsi per una lettura sublime.

E’ uno di quei rari casi nei quali digitare il voto appare utile quanto raccomandare a voi, cari utenti, di riempire i vostri polmoni di aria nel corso di questa giornata. Possibilmente ad intervalli costanti e regolari.

Carico i commenti...  con calma