John Foxx dopo aver sfornato tre ottimi album come leader degli Ultravox!, decise nell'80 di intraprendere la carriera solista.
La sua ex band perse il punto esclamativo per strada e virò verso sonorità synth-pop più commerciali, (facendolo comunque con molta classe) abbandonando le venature decisamente punk degli esordi. Foxx invece, si circondò di sintetizzatori alla ricerca del gelo, della totale rarefazione, dell'elettronica più asettica.
Con quest'intento pubblicò questo capolavoro. Il suo è un viaggio nella spersonalizzazione, tutto (o quasi,come vedremo in seguito) all'interno di questo disco evoca non-sentimento, alienazione. Il suono ti attraversa come una lama affilata, sembra di essere proiettati in una stanza completamente specchiata. Tutto si riflette, una miriade di riflessi sonori che ti disorienta.
Il sinth alza la sua voce in maniera minacciosa, ti guarda da una grande altezza in "He is a liquid" , "ballata" a dir poco spettrale. Ma qui non si prova paura, angoscia, no, qui si è completamente annientati da una luce intensissima e bianca, non c'è posto per i sentimenti, questi sono come cristallizzati. L'approccio di Foxx all'opera è filosofico, il suo scopo non è quello di "utilizzare" la macchina, nè quello di fuggire dalla macchina, egli vuole "perdersi nella macchina" , unico modo per esorcizzare l'universo cibernetico che albeggia da lontano.
"Metal Beat" è il manifesto di questa filosofia, una marcia geometrica con il cantato robotico di Foxx che sembra dialogare col suono. Mai il synth aveva prodotto suoni così sottili e taglienti sino ad ora; Questo brano è un teorema, il suo teorema filosofico.
Il successivo "No One Driving" sembra possedere quasi un certo "calore", ma è solo la vicinanza a questo "mostro" che lo fa apparire tale. In realtà segue perfettamante l'andamento dell'album.
"New Kind Of Man" è dominata da onde sintetiche apocalittiche, Foxx sembra ormai aver perso le coordinate spazio-temporali ( "He WAS a new kind of man..." ), sembra vedere ciò che avrebbe potuto essere senza sapere se lui adesso è cosa o chi.
A questo punto cerca di declamare una richiesta d'aiuto in "Blurred Girl" , ma ormai, inghiottito da una spirale ipnotica di synth, sprofonda sempre più lontano, vittima della sua curiosità, e la sua voce risuona carica di un'eco drammatica. L'effetto stavolta è struggente, unico spiraglio emotivo dell'album, ed è un'emozione intensissima, paralizzante.
Con questo debutto da solista John Foxx dimostra tutto il suo potenziale, regalando una traspozione intellettuale di ciò che in seguito sarebbe diventato, nel migliore dei casi, raffinato ballabile per discoteche "dandy". Il suo linguaggio rimarrà ineguagliato, a dimostrazione della grandezza, a dire il vero un po' misconosciuta, di questo artista.
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