"Quando cammini su strada, se cammini su destra, va bene. Se cammini su sinistra, va bene. Se cammini nel mezzo, prima o poi rimani schiacciato come grappolo d'uva.
Ecco, karate è stessa cosa.
Se tu impari karate, va bene. Se tu non impari karate, va bene. Se tu impari karate "speriamo...", ti schiacceranno come uva"


"Karate Kid - Per vincere domani"
Regia di John G. Avildsen - 1984

Trama

Daniel LaRusso (Ralph Macchio) è italiano, povero, orfano di padre, con una madre rompicoglioni e pettinata malissimo.
Gli fosse mancato un arto a caso sarebbe stato l'attore feticcio di Lars Von Trier.
E' appena arrivato in California dal New Jersey, ma è già abbronzato peggio di David Hasselhoff dopo cinque serie di Baywatch.
Subito scopre che la nuova casa è una topaia in cui non funziona niente, nonostante la tipa dell'agenzia c'avesse tenuto a dire che in precedenza era stata affittata ad un noto parlamentare per soli € 15,00 al semestre. Per fortuna, però, nello stesso comprensorio di pezzenti abita il sig. Miyagi (Noryuki "Pat" Morita), un vecchietto aggiustatutto di origine giapponese a cui la visione di Jasmine Bleeth che corre sulla spiaggia deve avere dato alla testa e che da 15 anni cerca di catturare una mosca con i bastoncini del ristorante cinese.
Ma la California è soprattutto spiagge e belle ragazze e così Daniel fa la conoscenza di Ali (Elisabeth Sue), che per esigenze di recensione chiameremo "La Bella Ali", ma sappiamo tutti che tutto ‘sto bella non è.
Tra l'altro sono gli anni '80: le pettinature occupano l'intero abitacolo di un'Ape Car, i vestiti sono larghi dove dovrebbero essere stretti e stretti dove dovrebbero essere larghi, i colori sembrano lo scontro tra due carretti siciliani guidati da due autisti rumeni ubriachi, le musiche sono frocissime e hanno un effetto cassa-rullante che dura sei secondi e fa tipo "TU-DU-TCHAAAA".
Insomma: giro di 4-5 inquadrature e tra il giovane Danny e "La Bella Ali" scatta la scintilla.

Solo che "La Bella Ali" interessa anche a Johnny, una specie di Draco Malfoy palestratissimo, ricco e violento, capo di una banda di motociclisti in fissa col karate, simpatico come una pinza da saldatore appesa proprio lì, che appena vede Daniel fare il cascamorto con "La Bella Ali" lo affumica di mazzate peggio di una provola.
Da quel momento per il giovane Danny inizia un incubo ad occhi aperti. Il simpatico Johnny e la sua cricca lo usano come antistress, saccagnandolo di botte ad ogni occasione: mentre gioca a calcio, mentre torna a casa in bicicletta, dal parrucchiere, mentre manda SMS per partecipare come tronista a "Uomini & Donne"...

Il resto della storia lo sapete.
Si scopre che il Sig. Miyagi è un figo del karate oltre che un fine pensatore (anche se forse c'ha dato troppo dentro con Vangelis e i libri di Osho) e una sera riempie di sganassoni Johnny e la sua banda.
Per derimere definitivamente la questione, c'è solo una soluzione: una sfida in campo neutro al super torneo della città (che, peraltro, annovera tra i vincitori della passate edizioni anche nomi noti del calibro di Bud Spencer, diversi personaggi di Dragon Ball Z e mia nonna paterna).
Comincia così per Daniel un intenso periodo di allenamenti infarciti di perle di gutalax di saggezza popolare orientale da bar e lavoretti domestici che in realtà celano i segreti della sacra arte marziale, tra cui si ricordano la verniciatura di uno steccato della lunghezza pari a quella della muraglia cinese e l'inceratura del parco macchine di Marchionni.

Finale in puro stile american dream.


"Karate Kid - Per vincere domani" - Pensieri in libertà

- John G. Avildsen è stato anche il regista del primo (per chi scrive bellissimo) "Rocky";

- Proprio come in Rocky, il messaggio del film è riassumibile in: "Se invece che frequentare le cattive compagnie, dedichi il tuo tempo agli anziani e dai retta ai loro saggi consigli, aiuti i tuoi genitori nelle faccende di casa e fai tanto sport, avrai successo e figa";

- Sempre come in Rocky, la voglia di riscatto della pappa col pomodoro (il protagonista italo-americano), si rivela tanto forte da battere McDonald's (Apollo Creed - il cattivissimo sensei del Kobra Kai, probabilmente compagno di cella di Chuck Norris durante la guerra in Cambogia);

- Noryuki "Pat" Morita - già noto al grande pubblico per avere interpretato il proprietario del fast food "Arnold's" in Happy Days -, in realtà, non ha mai praticato le arti marziali. Egli, inoltre, parlava perfettamente l'inglese, senza alcuna cadenza o accento orientale. Per la sua interpretazione in questo film, venne candidato all'Oscar come migliore attore non protagonista. A più di vent'anni di distanza, chiunque veda una sua immagine lo associa automaticamente alla figura del  "Maestro Miyagi";

- A parte che Ralph Macchio è uno dei nomi più ridicoli che si siano mai sentiti, il nostro come karateka è credibile più o meno quanto Frattini lo è come Ministro degli Esteri. Hai voglia a dire che il karate è mente, equilibrio, concentrazione etc etc etc... se pesi 40 kg per un metro e 60 e la circonferenza del tuo torace è un numero negativo, pure la bidella ti riempie di sganassoni;

- TUTTI, almeno una volta nella vita, abbiamo provato a fare la "Tecnica della Gru", o come cavolo si chiamava la mossa finale;

- Quando, durante il combattimento finale, Danny è a terra con la gamba spezzata e il Maestro Miyagi dice "Alzati! ...alzati!", i peli del coppino ti diventano fili di ferro. Adesso arriverà come al solito qualcuno che, esibendo senza pudore la scopa che gli esce dal culo, si metterà a dire: "Gnuu! Gnuu! Che film di merda! A me quella scena non mi ha detto proprio niente!". Ma lo so io, lo sapete voi e lo sanno anche i nostri coppini: sta mentendo.


"Karate Kid - Per vincere domani" - Considerazioni finali

Nel suo piccolo, un grande film.
Non soltanto perché rappresenta un pezzo di infanzia-adolescenza di più o meno tutti noi, ma anche per il modo in cui rilegge la favola-parabola dello "Stallone italiano" in chiave adolescenziale, mantenendone intatta la purezza di spirito, la sincerità degli intenti.
Se, però, "Rocky" puntava tutto sulla voglia di riscatto del suo protagonista, in "Karate Kid" il baricentro narrativo si sposta maggiormente sul rapporto allievo-maestro.
Il risultato, pur non avendo quella carica di disperazione, quell'aura da "ultima chance della vita". che rendeva grande "Rocky", rimane un film a tratti esaltante, se non addirittura commovente nella sua semplicità e nella sua ingenuità, per il modo in cui riesce a tratteggiare con delicatezza il legame che si viene a creare tra due esseri, ognuno a suo modo, "stranieri in terra straniera".


"Karate Kid - Per vincere domani" - Una dedica

1) A tutti coloro che, come il sottoscritto, negli anni '80 facevano le elementari e, ad oggi, possono contare su almeno 15 visioni integrali del film;
2) A tutti coloro che, dopo aver visto "Karate Kid", si sono iscritti a Judo/Karate/Tae-Kwon-Do, ritrovandosi a correre in pigiama intorno ad un tatami per prendere un sacco di botte da quelli con la cintura gialla e oggi, a trent'anni, soffrono di sciatalgia;
3) A tutti coloro che hanno sognato almeno una volta di vendicarsi delle angherie subite dai bambini di quinta con un calcio volante davanti a tutta la scuola;
4) A tutti coloro che si sono ritrovati a sperare che magari anche rimettere a posto la propria cameretta faceva parte di un allenamento segreto;
5) A tutti coloro che hanno pensato che potare un bonsai tutto sommato poteva essere un passatempo "togo";

Ad ognuno di voi, che magari oggi leggete queste mie parole da dietro una scrivania, impiccati da camicia e cravatta, mentalmente sodomizzati da un capo ufficio che sapete essere un minus habens, dico:

"Alzati! ...alzati, Daniel-san!"

 

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