Il sole, il sangue e le mosche di "The Proposition" hanno lasciato il segno nella carriera dell'australiano John Hillcoat. Dal 2005, dall'uscita di quel western sferzante e malinconico, sul cineasta del Queensland si sono accesi i riflettori della critica, folgorata positivamente dal lavoro prima citato. Poi è stato il turno di "The road", adattamento dell'omonimo e splendido romanzo di Cormac McCarthy: una pellicola accolta in maniera contrastante, ma che il sottoscritto continua a ritenere un piccolo capolavoro, ancora troppo sottovalutato. Poi ecco giungere sul finire del 2012 "Lawless", terzo lungometraggio (senza considerare le due introvabili produzioni australiane). Un film molto atteso dai seguaci del regista, nonchè caratterizzato da un cast con nomi di tutto rispetto, come Tom Hardy, Gary Oldman, Guy Pearce e Jessica Chastain su tutti.

Ancora una volta Hillcoat si concentra su una storia lontana nel tempo: anche i due lavori precedenti erano distanti dalla contemporaneità (metà '800 per "The Proposition" e un futuro imprecisato per "The Road"). Questa volta siamo nel 1931, contea di Franklin, Virginia. Il proibizionismo inizia a creare problemi ai tre fratelli Bondurant Jack, Forrest e Howard (rispettivamente Shia LaBeouf, Tom Hardy e Jason Clarke), in concomitanza con la comparsa del nuovo vicesceriffo della contea, Charlie Rakes (Guy Pearce). Il suo compito è bloccare l'impero del "moonshine" dei fratelli Bondurant.

Su questo intreccio a metà tra il western, il gangster e lo slasher (alcune scene sono di notevole impatto sanguinolento), "Lawless" si presenta come un prodotto ottimamente realizzato dal punto di vista tecnico e con una colonna sonora (ancora Nick Cave e Warren Ellis) adeguata e con qualche spunto notevole. Il film scorre via intrattenendo come si deve, grazie alla perfezione formale di inquadrature, location e ricostruzione dei luoghi. Ma l'impianto prettamente formale e tecnico non basta a rendere ottimo un film: è quì che viene fuori qualche problemino di sostanza.

La trama su cui si muove l'impianto filmico di Hillcoat non ha in se nulla di originale, motivo per cui una maggiore profondità dei personaggi avrebbe potuto sopperire alla non originalità del plot. La realtà è che manca anche una degno approfondimento psicologico degli interpreti e ciò rende il film eccessivamente evasivo, quasi un esercizio di stile (ben riuscito) ma incapace di trasmettere emozioni che vadano al di là dello schermo. Inoltre alcune implicazioni della trama tolgono "screentime" a situazioni che potevano essere sfruttate in modo migliore. Personaggi come quello di Oldman e della Chastain hanno meno spazio di quello che le potenzialità attoriali potevano dare al film. Proprio sugli attori vanno fatte delle distinzioni: se infatti Guy Pearce e Jessica Chastain forniscono delle buone prove attoriali (con ques'ultima che dopo "The Tree Of Life" e "The Help" si dimostra come una delle possibili attrici rivelazione dei prossimi anni), Hardy e LaBeouf sembrano imbalsamati all'interno di personaggi troppo stereotipati. In particolare Hardy da davvero poco al film, con le sue rare battute farfugliate, indirizzate a rendere la sua figura austera a dismisura.

Le premesse per un film sulla falsariga qualitativa del passato c'erano tutte. Hillcoat possiede gusto e anche un buon pizzico di classe. "Lawless" non riesce però a convincere più di tanto, fermo su cose già viste e poco incisivo dal punto di vista emozionale.

Insomma, un whiskey come tanti altri.

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