Quando un film è fatto come cristo comanda, sembra di assistere a un balletto, a una sinfonia, oppure a una parata, come la parata di attori che si muove con abilità e maestria su questa giungla d’asfalto.

Giungla d’asfalto (1950) tratto dall’omonimo libro di William R. Burnett è un capolavoro del noir americano, addirittura un prototipo, nel senso che tutti dopo, nel cimentarsi con questo genere, dovranno farci i conti.

Diretto da John Huston.

Erwin Riedenschneider (Sam Jaffe) è DOC. Ha una sessantina d’anni, è appena uscito di prigione e da tempo, in carcere, ha pianificato il colpo della vita. Cassaforte, pietre preziose, tanti soldi. Per la buona riuscita dell’impresa ha bisogno di tre elementi. Un esperto scassinatore di casseforti, un autista, un teppista …un hooligan, insomma uno che mena.

Dix Handley (Sterling Hayden) è un criminale di piccola taglia col vizio dei cavalli, ma è un duro, leale e risoluto come pochi. È quello che mena.

Louis Ciavelli (Anthony Caruso) è lo scassinatore e Gus Minissi (James Whitmore) è l’autista.

Per la buona riuscita dell’impresa, DOC ha bisogno di soldi e li chiede a Cobby (Marc Lawrence) un pavido biscazziere, il quale a sua volta, pensa bene di ingaggiare il suo capo, Alonzo D. Emmerich (Louis Cahern) il quale a sua volta ha un’amante giovanissima e moooolto carina e civettuola e, si sa, le amanti costano. L’attrice che interpreta il ruolo di Angela Phinlay è al suo esordio cinematografico e sebbene abbia una parte secondaria, lascia il segno. Il suo nome è Marylin Monroe.

Poi c’è il commissario integerrimo, il tenente corrotto, il tassista che sa, l’investigatore privato, la ragazza di Dix, la moglie (cornuta) di Emmerich …c’è anche un gatto che mangia sul bancone del bar.

Quando un film è fatto come cristo comanda, te ne accorgi già dai titoli di testa, dalla musica di Miklòs Ròsza, tra i più grandi compositori delle cinematografia hollywoodiana tra i primi anni ‘40 e gli anni ‘80. Una musica solenne, cupa e minacciosa che non promette niente di buono, anche il titolo ti dice che ti ritroverai in una giungla d’asfalto…

Siamo di fronte alla cosiddetta “sceneggiatura di ferro”, un lavoro praticamente privo di errori, strutturato in tre atti: introduzione/rapina/epilogo.

Compatto ed omogeneo come lo zabaione della nonna, non spreca neanche un minuto sui 112 totali per mostrarti con calma i personaggi, la loro caratterizzazione, la teorica della rapina, la messa in pratica e quel che ne conseguirà.

Non c’è un protagonista vero e proprio ma si farà il tifo per DOC e DIX, gli unici due in un certo qual modo “puliti” o meglio “corretti”. Forse perché sono più “umani” forse perché hanno un sogno, un progetto che non è niente di trascendentale ma che li porterebbe al di fuori di questa giungla lercia, corrotta e soprattutto, d’asfalto.

Carico i commenti...  con calma