Forse non riusciremo mai a capire fino in fondo la portata rivoluzionaria dell'elezione di Barack Obama come presidente degli Stati Uniti. Il primo presidente afroamericano della storia, un occasione storica per la black people americana ma anche per chi crede in un progresso dettato dall'uguaglianza civile, dal dialogo e l'antirazzismo.
Prima delle elezioni anche gli artisti fecero la loro parte. Mary J. Blige, Wyclef Jean, Babyface scesero in campo per invogliare la gente a votare. Anche John Legend, insieme a Amir ?uestlove Thompson e i Roots,volevano dire la loro con un progetto che prende spunto dalle riedizioni di classici del funky soul di quarant'anni fa, per rinverdire i fasti di una musica che era presa di coscienza civile e mai come ora quel messaggio ritorna necessario. Ma ascoltando il disco fa davvero accapponare la pelle il groove che si crea, l'intenzione, unita a una passione che rimanda proprio agli artisti citati, come Marvin Gaye con la canzone "Wholy Holy", Harold Melvin and the Blue Notes con "Wake Up Everybody" e il prezioso supporto di Common e Melanie Fiona, Curtis Mayfield con "Hard Times" posta in apertura e che spiazza e mette subito le cose in chiaro, "I wish I knew How It Would Feel to Be" di Nina Simone che si innalza al cielo come un gospel di altri tempi.
Con "I can't write left handed" di Bill Withers si vola veramente alto con oltre 11 minuti di pasta soul di grana grossa fra hammond svolazzanti, chitarre blues - rock con ampli a manetta e i gorgheggi di Legend a fare da sfondo; un testo che Whiters scrisse contro la guerra in Vietnam, un tema che torna terribilmente attuale in un America lacerata da campagne contro il terrorismo che hanno lasciato molte vite sul campo. E ancora l'introduzione di Malik Yusea "Little Ghetto Boy"di Donny Hathaway l'altra faccia dell'Islam che cerca dignità, rispetto e fratellanza mentre "Black Thought" dei Roots gli da il cambio senza abbassare il tiro.
La conclusione è affidata all'unico inedito, "Shine", la navetta col suo viaggio nel tempo ritorna a casa coi passeggeri un pò rintontiti per l' impegnativo restauro (facendo meglio di di quei quadri classici di vita, speranza e amore in musica, come a dire... ok è stato bello ma viviamo in un cazzo di nuovo millennio che ci avevano descritto come proiettato verso il progresso e ora tocca rimboccarci di nuovo le maniche e dare la sveglia a tutti.
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