Il vero problema è aspettarsi da un film come "Takers" qualcosa in più di quello che è realmente. Il vero problema che si è centralizzato nei temi dei critici cinematografici degli ultimi anni, è cercare spiegazioni e tematiche, anche in quelle pellicole che non hanno bisogno di spiegazioni, perchè non lasciano sul campo delle tematiche.
"Takers", lungometraggio del cineasta (francamente mai sentito) John Luessenhop è un "revival action", debitore ad una miriade di titoli impossibili da citare tutti. Un'opera che si rifà a Michael Mann e anche al John Frankenheimer di "Ronin". Un action movie tutto eleganza, rapine, sigari, sparatorie, colpi di scena e belle donne. Una pellicola che non vuole alludere a qualsivoglia tema, ma che si limita a svolgere il compito di intrattenimento che sempre meno è richiesto dalla "critica". Sia ben chiaro, "Takers" è una sboronata bella e buona, che di originale non ha nulla, ma dal punto di vista filmico e appunto dell'intrattenimento risulta un'opera perfetta e studiata quanto basta.
Meglio un bel prodotto d'autore, meglio un film "vero", ma episodi di questo tipo, nel mondo cinematografico ci sono stati e sempre ci saranno. Il problema è arginarne la proliferazione. "Takers" pur risultando un titolo nato nell'ormai immenso calderone dell'action/sparatutto/patinato mondo hollywoodiano, si lascia guardare con scorrevolezza e i brividi bambineschi delle opere adrenaliche.
Ogni tanto servono anche pellicole di questo tipo.
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