Il ragazzo del Connecticut dalla voce calda e dall'anima blues è tornato. Dedito alle ballate zuccherose (a volte un pò stucchevoli), a conferenze stampa logorroiche e provocatorie, a buffi video su youtube e alle conquiste famose ci regala in questo fine 2009 il suo ultimo album: "Battle Studies".
"Studi sulla Battaglia" non è, a differenza di quello che si può immaginare un album dal sound aggressivo, ma propriamente il contrario. In una sorta di concept il nostro cantautore sviscera tutte le battaglie che si svolgono all'interno di noi stessi: dagli scrupoli che ci facciamo a conquistare una ragazza solo per il gusto di farlo, all'esagerare senza motivo, al chiedersi perchè ci si senta felici stando da soli, fino a una bella riflessione su cosa sia l'assassinio per la nostra dignità.
La prima canzone "Heartbreak Warfare" ha un sound molto "U2"; chitarre effettate e una venatura di ultra patinato. Non fa impazzire ma neanche dispiace. A coibentare il tutto il suo magistrale timbro caldo e baritonale che passa senza sforzi ad un falsetto azzeccato. Il piatto forte dell'LP sono ancora una volta la voce delicata e suadente di Mayer e le sue atmosfere sognanti.
L'ex allievo del Berklee College of Music ha una maniacale attenzione per i suoni, in studio come nei concerti, e qui lo dimostra per tutta la durata del disco: si passa a una ballata dolce e delicata come "All We Ever Do Is Say Goodbye" al tappeto soft di "Half Of My Heart" (con cui duetta con Taylor Swift) senza particolari balzi, come se tutto fosse legato da un sospiro malinconico.
I polpastrelli si scaldano sul primo singolo in uscita: l'aria pop folk di "Who Says" è molto bella e coinvolgente, ed è stata associata (per i versi "I don't remember you looking any better/But then again, I don't remember you") dalla stampa inglese a una confessione dove l'autore ammetteva candidamente di fumare spesso marjuana. Anche la canzone successiva, "Perfectly Lonley", è molto solare e orecchiabile ma non scontata come i tempi vorrebbero. Purtroppo dopo la quinta traccia i colpi a segno diminuiscono e le melodie a cui il songwriter ci ha abituato nel corso degli anni non risecono a sorprendere come un tempo. L'ultima traccia degna di nota è appunto "Friends, Lovers or Nothing" in cui ritroviamo lo spirito di un tempo e un arrangiamento perfetto.
Anche "Crossroads", la cover di Robert Johnson manca di passione e l'atmosfera che infonde è addirittura impalpabile; decisamente si poteva fare meglio. Ma forse la colpa non è solamente sua, perchè alle spalle di Mayer infatti vegliano il manager Michael Mc Donald e il capo della Columbia americana Don Ienner attenti a salvaguardare il suo enorme potenziale commerciale. Molto influenti, lo si può vedere dal blog dell'artista, sono le canzoni dei Passion Pitt. La sua musica schiva spigoli e rudezze un po' anche per i loro consigli certo, ma reduce dal suo successo mondiale poteva permettersi di uscire dal seminato e esplorare territori più congeniali alla sua vena creativa.
La prossima volta osa di più Johnny, te lo puoi permettere.
Considerati i suoi album passati: "Room for Squares" (9/10), "Heavier Things" (7/10), "JM Trio" (8/10), "Continuum" (8,5/10) questo è da 6 e mezzo.
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