"Welcome to the real world", she said to me/Condescendingly/Take a seat/Take your life/Plot it out in black and white

Si apre così il primo lp di John Mayer, ragazzetto dalla faccia pulita del Connecticut che in pochissimo tempo è diventato chitarrista di importanza mondiale, tanto da meritarsi una serie di stratocaster signature tutta sua, proprio come tanti dei suoi maestri ideali.

L’album è sfacciatamente romantico, mettendo da parte qualunque aspetto cerebrale che questo aggettivo talvolta implica, sfacciatamente banale volendo, con la classica attitudine americana nell’affrontare certi argomenti, senza sentire il bisogno di nascondersi dietro spessi veli di (finta) durezza e disillusione.

John Mayer dopo l’ottimo ep di esordio “Inside Wants Out”, quasi completamente acustico, ha finalmente a disposizione una produzione vera, fatta di batterie ben mixate e sovra incisioni giustapposte . Così, innanzi a tutto, decide di riproporre alcuni dei suoi vecchi brani cercando di sfruttare al meglio le nuove possibilità. Primo fra tutti proprio “No Such Thing”, pezzo dalla presa ritmica inconfondibile, dove il nostro sembra preda di un raptus amoroso, a causa del quale non sa aspettare la riunione dei 10 anni (dal diploma), e sente la necessità di sfondare le doppie porte della sua scuola per farle sapere a cosa è servito tutto questo tempo.

Poi è la volta di “Georgia Why” e “My Stupid Mouth” (anche questa già presente in “Inside Wants Out”), dove le sue capacità nella costruzione di pattern ritmici con una chitarra acustica appaiono evidenti; la voce godibilissima nella sua timbrica profondamente baritonale, si lancia in falsetti ben azzeccati. Con “Your Body Is A Wonderland” Mayer sforna una hit che mischia sapientemente dolcezza e malizia, una canzone da cantare senza troppe inibizioni alla propria amata: “A song about the way your hair falls in your face/I love the shape you take when crawling, towards the pillowcase/I'll never let your head hit the bed/Without my hand behind it”.

Subito dopo, come a voler risvegliarti dal torpore, la ritmica funky di “Neon”, invade le frequenze basse del tuo impianto stereo, una canzone chitarristicamente esplosiva che forse in questa versione studio risulta lievemente compressa rispetto l’allucinante (!) versione acustica presente nel precedente ep. Visto che ormai i polpastrelli sono caldi è il turno di “City Love”, pezzo in linea con quello che è lo stile riconosciuto di casa Mayer, canzoni pop, dalla melodia coinvolgente, dove l’inconfondibile strato-sound si fa largo tra le frequenze medie in una selva di hammond e violini, il tutto accompagnato da una sezione ritmica sapiente e affatto invadente. “83” è, a mio parere, l’esperimento più riuscito e affascinante dell’intero disco, una calda atmosfera jazz accompagna la voce vellutata di John, composta ma ricca di sfumature, che sembra plasmata sulle calde note di marchio Fender.

In “3x5”, John Mayer continua ad allietarci con il suo timbro rotondo, privo di spigolosità, la canzone è una lenta cavalcata per i paesaggi che gli capita di visitare. Il disco ritrova intensità con “Love Song For No One”, il nostro giovane sembra affranto dal non poter dedicare le sue produzioni artistiche ad una bella donzella dall’animo puro e delicato disposta ad accoglierle: il classico pezzo “piacione” che tanta fortuna gli farà avere tra il giovane pubblico femminile. L’assolo di “Back To You”, nella sua imbarazzante semplicità, è una lezione di chitarra pop degli anni 2000, frase breve concisa espressiva stop; ovviamente supportata da un sound e un tocco perfetto.

Con “Great Indoors” si entra nella fase più intimistica del disco, canzone dal sapore agro-dolce, dove il sound mieloso delle tastiere contrasta il tono nostalgico della linea vocale, così come in “Not Myself”. “St. Patrick’s Day” chiude il disco, quando ormai il concetto appare chiaro, ed anche vagamente ripetitivo, melodie ai limiti della stucchevolezza e del diabete, ma l’apporto di un talento cristallino, sia dal punto di vista chitarristico che vocale, fa sì che un orecchio poco incline ad atteggiamenti snob, supponenti, o semplicemente non allergico a romanticherie pop da sempliciotto americano, possa apprezzare il lavoro di John Mayer, un giovane, bello, banale, ma perfetto, autore americano.

Carico i commenti...  con calma