Eccolo con la nuova fatica il ragazzone prodigio del Connecticut, classe 1977, chitarrista e cantautore a tutto tondo.

The Search for Everything esce " a pillole " anticipato da vari episodi che tengono i fan di Mayer con il fiato sospeso e una aspettativa di certo non bassa.

Produzione affidata, tra gli altri, al fido Steven Jordan, batterista storico di Mayer nonché del suo trio.

Musicisti di prim'ordine come tra gli altri il rinomato bassista Pino Palladino danno un carattere di stampo " black " ad alcune tracce, anche in questo la rinascita di D'Angelo ha avuto influenze non di poco conto.

La ventata di aria fresca si percepisce già nella prima traccia " Steel feel like your man " in cui il groove la fa da padrone, pezzo tra il pop e il contemporary r&b.

Che il nostro cantautore si sia accodato alla rinascita della musica black degli ultimi anni ? Forse non del tutto.

Nota positiva di questo disco è la varietà a cui Mayer ci ha abituati. Pur nascendo come fan di Stevie Ray Vaughan nella sua carriera ha strizzato l'occhio anche al soul, al pop, al folk a stelle e strisce e al caro vecchio rock.

Un disco come sempre va ascoltato tutto d'un fiato, cercando di carpire le sensazioni, il cuore e la testa di chi l'ha concepito. Dopo vari ascolti ritengo che questo settimo disco del nostro chitarrista possa essere diviso in due parti. Una prima parte in cui si muove il piede a tempo di bmp che strizzano l'occhio al rap ( si proprio il rap) e appunto alla musica nera. Un'altra più variegata, in cui si spazia dal folk al pop e al rock blues.

Si parla prima di tutto di un chitarrista con bel talento, un musicista che sa bene come vuole " far suonare " i suoi dischi. Si fa contaminare da vari generi pur rimanendo fedele alla storia della musica d'oltreoceano. Pensando a questa artista la prima parola che mi viene in mente è gusto, ne ha da vendere.

Ascoltanto questo " The Search for Everything " si capisce che il nostro John ha una bella sensibilità musicale.

Alcuni momenti pop un pò " piatti " come " Love on the Weekend " però lasciano perplessi...davvero un talento del genere ha bisogno di hit da radio per far ancora parlare di se ? O forse lo si fa per poter avere al polso un nuovo orologio di lusso, passione di John ?

La capacità di scrivere canzoni che arrivano al cuore si evince da " In The Blood ", con l'acustica e un bel testo si apprezza meglio un bel bicchiere di vino rosso.

Altri momenti interessanti sono " Rosie " e " Roll it on Home ". La parte centrale/finale del disco invece lascia spazio a ballate introspettive che rallentano la fluidità del tutto.

Da più parti si è sempre " contestato " a questo artista di pensare più alla nuova fidanzata di turno che alla musica. Ritengo invece che la carriera di Mayer non sia basata solo sul gossip. Credo invece che il c.d. " music businness " odierno possa mettere in pericolo l'autentica vena artistica di un cantante che negli anni ha saputo dimostrare di scrivere davvero belle canzoni.

L'aspettativa per chi ha creato un disco davvero unico come il " Continuum " datato 2006 è, e deve essere, alta. " Gravity ", " Belief " o " Stop this train " sono esempi lampanti di bella musica e testi.

Riguardando il bellissimo live in quel di Los Angeles " Where the Light Is " si vede un John più giovane con meno tatuaggi, meno aggraziato ma forse più autentico. Per conoscerlo si dovrebbe partire da un concerto infatti, la dimensione reale di una persona a cui piace molto suonare. Di quel live momento da pelle d'oca rimane sicuramente la cover di Tom Petty " Free Fallin' ".

Quel ragazzo forse negli anni si è un po perso, o forse si è solo adagiato. Il blues tanto caro a Mayer insegna che nella " sofferenza " esce l'anima di un musicista. Paradossalmente infatti in concomitanza con il suo periodo più buio ( causa problemi alle corde vocali ) qualche anno dopo avrebbe dato alla luce quell'acustico " Born and Raised " poco radiofonico ma più sudato e quindi vero.

Se il talento di base c'è negli anni non si perde, bisogna solo renderlo vivo come un fuoco che non si dovrebbe spegnere mai. Gli stimoli, la parola magica. Lo star system e lo shopping sono solo un contorno e non devono rappresentare un ostacolo. E' anche vero che ogni artista ha un picco creativo ma credo che questo ragazzo se ritrova se stesso possa ripetere un disco da cinque stelle.

Con questo, come nel penultimo, ne ha tre. " Just keep me where the light is " caro John Clayton Mayer.

Carico i commenti...  con calma