John McClane è un poliziotto Irlandese di New York, disilluso e con una sottile ironia. E' in difficoltà con la signora moglie che lavora per conto di una azienda Giapponese (Nakatomi corp.) a Los Angeles. Sembra che le cose vadano sempre peggio, ma la lontananza rafforza l'amore, perciò, quando viene invitato alla vigilia di Natale a un party nell'immenso grattacielo Nakatomi, McClane vede una possibilità di riappacificazione. Fino a che, ascopo di estorsione, una banda europea invade in silenzio il grattacielo, prendendo in ostaggio i prestigiosi ospiti. John McClane riesce per un pelo a sfuggire alla cattura e si troverà al centro di un labirinto, una trappola infernale contro i terroristi, solo contro tutti (e senza scarpe e calzini). La sua battaglia ai terroristi la combatterà disseminando in giro morti ammazzati a volontà, comportandosi come un'ombra minacciosa, un fantasma guastafeste, "una zeppa nel culo".

Ecco un film d'azione (capostipite di moltissime opere a esso ispirate) dove personaggi e trama valgono di più dei seppur ben curati effetti speciali. Il labirinto del palazzo (tra l'altro nemmeno ultimato) è una location perfetta per ambientarvi tensione e suspence, per trasformare i predatori in prede e viceversa moltissime volte. A questo si aggiungono attori veramente bravi. Primo fra tutti lo spietato attore di teatro Alan Rickman, col suo particolarissimo timbro di voce, nei panni del capo Tedesco dei terroristi (tra i quali anche un Italiano). Altro personaggio fondamentale e vero acceleratore della vicenda è il sarcastico e pungente McClaine, interpretato dall'allora (1988) semisconosciuto Bruce Willis (quando aveva ancora i capelli). Bravo nelle sue perfide battute, ripiene di parolacce. E' particolarmente interessante il confronto che il capo dei terroristi (alias Hans Gruber) e il polizziotto McClaine hanno più volte per radio (ovviamente McClaine, per averla, ha ammazzato un altro terrorista) incentrato sul disprezzo di Gruber verso gli Yankee che guardano troppi film western e telefilm. John McClaine invece riesce a distinguere un Europeo dalle sigarette.

Bella la scenografia (di Jackson DeGovia), che fonde con molta particolarità elementi rustici tipici Giapponesi con le strutture moderne in vetro e metallo del palazzo Nakatomi. Il team di "trappola di cristallo" ("Die hard" in lingua originale) è stato lo stesso che nel 1987 ha dato vita a "Predator". Il palazzo utilizzato per gli esterni era il "Fox plaza", un nuovo palazzo di 34 piani realmente presente a Los Angeles. Di cruciale importanza nel film sono sicuramente le armi, unico mezzo di sopravvivenza nella trappola di cristallo. Bruce Willis impugna una Beretta 92 (scelta insolita per un poliziotto Newyorkese) mentre i terroristi utilizzavano i semi-automatici H&K MP5 calibro 9 (standard per l'FBI). Particolari armi anche per Hans Gruber, armato di H&K P-7 M13 e una Walker PPK. Si vedono anche fucili d'assalto Steyr Aug e diverso esplosivo C4, protagonista nelle scene con gli effetti speciali, come l'esplosione nel pozzo dell'ascensone (in realtà un pozzo in miniatura, con Willis ripreso in secondo momento con Blue screen) e della terrazza all'ultimo piano. Altri personaggi importanti sono lo spietato terrorista Karl, assetato di vendetta per l'uccisione del suo fratello (indovina per opera di chi?); poi anche la polizia non dobbiamo trascurare, che da un certo punto entra a far parte della scena (anche se le gesta dei piedipiatti saranno quasi nulle, vista la supremazia tecnologica dei terroristi). Infatti l'unico poliziotto che davvero conta per la storia è il sergente di colore Al Powell, quello che è riuscito a dare l'allarme. Infatti si rivelerà, sempre con l'avanzare degli eventi, l'unico vero alleato di McClaine fuori dal palazzo e un amico comprensivo nei momenti difficili, nonostante i due non si siano mai visti.

Come scontato alla fine vince sempre il bene, solo che il metodo con cui McClaine vince è tutto tranne che scontato. Dopo aver aver ammazzato uno alla volta tutti e dodici terroristi finalmente salva la sua dolce metà dalle grinfie di Hans Gruber e lancia quest'ultimo in un volo senza ritorno (l'espressione usata da Rickman quando cade nel vuoto è reale perché lanciato senza preavviso: sotto di lui però c'erano soltanto dei materassoni color blu, sostituiti poi da uno sfondo totalmente diverso). Così è di nuovo amore tra John e sua moglie, mai così in angoscia l'uno per l'altro in una giornata. E il giorno dopo è Natale. Così si conclude un'odissea che fa trascorrere due ore veramente bene, senza annoiare o stancare. Il ritmo si mantiene dall'inizio alla fine, con molti momenti comici (un McClaine in lotta:"Ti ammazzo, poi ti cucino e poi ti mangio") e una buona suspence. Nota positiva alla musica, totalmente sinfonica e realizzata ad hoc, che si inserisce bene nel contesto ed è facilmente ricordabile e riconducibile a scene precise (tuttora è un classico delle colonne sonore), composta da Michael Kamen. Nota positiva anche al montaggio, dinamico e coinvolgente.

Il film (tratto dal romanzo "Nothing lasts forever" di Roderick Thorpe) ha avuto quattro nomination agli oscar: effetti visivi, montaggio, suono, montaggio, montaggio effetti visivi. Ha incassato 80 milioni di dollari e ha stabilito un nuovo standard di cinema d'azione e d'evasione.

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