Questo disco, apparentemente semplice e scarno, nasconde delusioni, insuccessi e tragedie personali.

John Mellencamp è reduce dallo splendido "Human Wheels", un'opera notevole, ricca di grandi canzoni che purtroppo, nonostante il plauso generale della critica, non ha avuto riscontri di vendita abbastanza soddisfacenti. Secondo l'artista la colpa è tutta da attribuire alla casa discografica colpevole di non aver promosso per niente un lavoro che a John era costato molta fatica. A questo si aggiunge l'improvviso abbandono del chitarrista David Grissom che provoca un momento di forte sbandamento nella band di Mellencamp che, da questo momento, inizierà a sfaldarsi lentamente. A completare un quadro già pesante, ma comunque accettabile, ci si mettono i gravi problemi cardiaci che colpiscono Mellencamp e che lo portano, se non vicino alla morte, ad un ridimensionamento del suo stile di vita. E' a questo punto che Little Bastard, con una zampata d'orgoglio, decide di radunare nei suoi studi di registrazione i musicisti rimastigli fedeli, di convocare l'ottimo Andy York al posto del dimissionario Grissom e di incidere in pochissimi giorni un album.

"Dance Naked" nasce così, nel 1994, improvvisamente. E' un disco a tratti disadorno, lontano da tutto ciò che il musicista ha già pubblicato e molto breve. Un lavoro che ha i contorni dell'atto di accusa nei confronti della sua casa discografica. Un atto d'accusa e polemico messo in musica in modo istantaneo sfruttando l'ispirazione del momento. In circa mezz'ora John Mellencamp condensa rabbia, frustrazioni e ci regala nuovamente una serie di pezzi da ricordare. "When Margaret Comes To Town" con il suo racconto che vede protagonisti personaggi che vivono ai margini della società, è un grande brano, tra i migliori e coincisi dell'artista. "Brothers", la quasi byrdsiana "Too Much To Think About" e la stessa "Dance Naked" sono tutte buonissime canzoni suonate e prodotte in modo spartano seguendo la regola della "buona la prima".

Gli arrangiamenti sono ridotti all'osso e il gruppo suona in modo misurato e per nulla invadente. Le storie non cambiano, sono sempre le stesse come nella splendida ballata folk "Another Sunny Day 12/25", quasi un'anticipazione del mood presente nell'ultimo e notevole "Life, Death, Love And Freedom". In "L.U.V.", un pezzo molto ritmato e nero, ricompaiono le voci di Lisa Germano e di Pat Peterson ai cori mentre la corale "The Breakout" e la dura "The Big Jack" svolgono egregiamente il loro ruolo di riempitivi.

C'è infine da segnalare la riuscita rilettura di "Wild Night" di Van Morrison dove Mellencamp duetta con la brava Me' Shell Ndegèocello e che regala al disco l'unico singolo in grado di scalare le classifiche. "Wild Night" è la riprova, se qualcuno avesse ancora dei dubbi, della capacità ed abilità di John nel confrontarsi, con risultati brillanti, con i repertori di altri grandi artisti. Era già successo con Bob Dylan e in "Dance Naked" tocca al grande Van e ad un pezzo tratto dall'album "Tupelo Honey", qui personalizzato e reso con grinta da Mellencamp e dal suo gruppo.

"Dance Naked", prodotto dal Nostro con il fido Mike Wanchic, rimane un episodio atipico nella discografia dell'ex Cougar. Non è un disco indispensabile ma ha il raro pregio di sintetizzare in poco più di trenta minuti tutta l'arte di questo grande artista. Trenta minuti, è giusto ribadirlo, di musica di grande qualità. Esattamente come accadeva una volta. Primi Stones, primi Kinks, primo rock'n'roll.

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