Stati Uniti d'America, 1985. Un maturo e consapevole John Cougar Mellencamp, osserva i fertili campi del Midwest induriti dalle assurde scelte politiche socio-economiche dell'amministrazione Reagan. In copertina un bianco e nero asciutto, sembra preso in prestito da un vecchio fotogramma del film di John Ford "Furore", tratto dall'omonimo romanzo di John Steinbeck e dal quale, dieci anni più tardi, prenderà spunto un poetico Bruce Springsteen per scrivere Tom Joad. Quell'immagine di un Cougar, non più "American Fool", ma trafitto negli ideali democratici più profondi, ricorda l'espressione seria, severa e sospettosa di Bob Dylan sulla copertina del suo terzo disco "The Times They Are A Changin'".
In "Scarecrow", John Mellencamp diventa il cantore dell'altra America: quella rurale, contadina, quella dei piccoli lavoratori sfruttata e strozzata dagli interessi economici delle grandi lobbies. L'esempio più diretto da seguire è quello di Woody Guthrie ma questa volta, lo strumento di protesta e di condanna, non è una vecchia chitarra ma l'inimitabile potenza sprigionata dalla band di Little Bastard, capace di esaltare il realismo delle liriche dell'autore con un suono energico, granitico, ruvido e vitale. E' facile amare questo disco e il modo spontaneo e diretto con cui parla di famiglia, amicizia, radici, tradizione, diritti. Ascoltando brani classici come "Small Town", "Minutes To Memories", "Rain On The Scarecrow", "Rumbleseat" è possibile pensare di poter trasformare il rock 'n' roll in un alto strumento di coinvolgimento sociale con cui esprimere ideali politici. John Cougar sintetizza egregiamente e strizza l'occhio alla lezione di stile appresa dai vari Bruce Springsteen, Tom Petty, Bob Seger, Steve Earle.
Il suono coinvolgente e diretto invece, ha una matrice puramente rollingstoniana targata seventies ed è fondamentale nell'economia dell'opera. Basta ascoltare "Lonely Ol' Night" per rendersene conto. Mike Wanchic e Larry Crane, i due chitarristi, suonano come se avessero ascoltato un milione di volte "Exile On Main Street" e suonano con maestria. La sezione ritmica, con il grande Kenny Aronoff alla batteria e Toby Myers al basso, è precisa e asciutta. Anche Rickie Lee Jones è della partita ed offre un emozionante duetto con la sua voce vissuta nell'intensa ballata "Between A Laugh And A Tear". Così, quando alla fine del viaggio i riff delle chitarre si spengono, il rullante si ferma e sul terreno rimangono solo i sogni traditi ed infranti, John Mellencamp non si perde d'animo e rimette tutta la possibilità di esprimersi nelle mani del vecchio e sincero rock 'n' roll pronunciandolo lettera per lettera nell'inno finale "R.O.C.K. In The U.S.A.".
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