"Il ragazzo è falso!"
Così una parte della critica musicale americana aveva frettolosamente giudicato John Mellencamp dopo l'enorme successo ottenuto dall'album "American Fool", capace in pochi mesi di vendere milioni di copie e di trascinare ai vertici delle classifiche due pezzi da novanta come la roccata "Hurts So Good" e la furba "Jack And Diane". Alle critiche ingiuste ed offensive della mai amata carta stampata, John Mellencamp non replica con insulti o querele ma decide di pubblicare, nel 1983, un disco che è un vero e proprio calcio nel sedere verso chi non crede in lui, alla sua musica e che in quel momento è troppo indaffarato ad incensare artistetti pop da quattro soldi.
Una musica, quella di Mellencamp, legata alle radici e in grado di snocciolare un potente e nervoso folk-rock tinteggiato di soul, debitore tanto nei confronti di Bob Dylan quanto in quello dei Rolling Stones e di James Brown. Con questi presupposti e con Don Gehman in cabina di regia, nasce "Uh-Huh", un disco breve, coinciso, veloce, brillante e rock'n'roll. Un disco anche immediato, frutto di registrazioni durate solo sedici giorni nel corso delle quali John e la sua splendida band riescono a mettere su nastro quella primitiva energia che si ascolta nella musica che conta. Quella musica vera, lontana da inutili narcisismi e che bada alla sostanza.
"Uh-Huh" si apre con una tripletta di brani che lascia tramortiti, senza parole e già esausti dopo neppure dodici minuti d'ascolto. "Crumblin' Down" è un perfetto rock scioglilingua che il Nostro non si stuferà mai di suonare dal vivo. "Pink Houses" è una ballata viscerale, quasi springsteeniana, divenuta nel corso degli anni un inno e in cui Cougar dimostra la sua raggiunta maturità come song-writer. Infine "Authority Song" è un poderoso rock'n'roll incendiato dalle chitarre e con un testo che aggiorna le tematiche della vecchia "I Fought The Law". Naturalmente anche il resto del disco si mantiene su eccellenti livelli. "Play Guitar", "Warmer Place To Sleep", "Serious Business", "Lovin' Mother Fo Ya" riffano selvaggiamente e sembrano uscite da qualche vecchio vinile degli Stones degli anni settanta. "Jackie O", invece, regala al disco una sana ventata roots grazie alla presenza fantasma di John Prine e "Golden Gates" chiude le danze con l'ennesima riuscita ballata.
Oltre che ai brani va segnalata la grandissima prova offerta dalla band di Cougar. Le chitarre di Mike Wanchic e Larry Crane sono due rasoi affilati al mercurio che onorano Keith Richards, il basso di Toby Myers è una sicurezza e la batteria di Kenny Aronoff è già il pericolo acustico d'America numero uno. Per chi fosse alla ricerca del nuovo "Exile On Main Street", "Uh-Huh" potrebbe essere una vera rivelazione.
E' solo rock'n'roll. Sì, ma fino a un certo punto.
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