Collaborando con personalità "maestre" di un'arte e con figure importanti per la tua crescita musicale, è inevitabile che il tuo estro e le tue produzioni acquisiscano una maturità stilistica velocemente. Questo è il caso di John Patitucci.
Il Maestro Patitucci nella sua grandiosa carriera ha collaborato e collabora con i più grandi nomi del panorama jazz, tanto per citarne alcuni, persone come: Chick Corea, Wayne Shorter, Robben Ford. Questi "mosti sacri" furono colpiti soprattutto per la sua grande espressività. Proprio espressività, essendo Patitucci uno di quei pochi bassisti a "suonare" col corpo le proprie linee di basso. Vedendo tutti voi qualunque filmato di questo uomo, verrete subito colpiti dal suo approccio caldo, calmo, rilassato, corporeo e quasi plastico con il suo strumento, quasi che riesca a dare un carattere umano a ogni nota. Che sia un basso elettrico o un contrabasso, egli fa tutto questo in maniera a dir poco divina. Ascoltando questo lavoro e non solo, vi accorgerete come i soli di basso siano bilanciati e poco numerosi, lasciando spazio alla grande emotività degli altri strumenti, poiché ne conosce a fondo il "carattere e la voce", e dando prova di essere un sensibile e attento compositore; un po' come Pastorius fece con la breve ma sublime "Forgotten Love".
"Line by line" è un disco da ascoltare tutto di un fiato, visto che è un crescendo di pacate improvvisazioni, intelligentissimi contrappunti, melodie piacevolissime. Ascoltandolo si ha come l'impressione che ogni brano sia "la base" di quello successivo, questo come se ogni battuta sia come "imprigionata" negli strumenti, e spetta al nostro "scultore" tirare il meglio.
Il sound di tutta l'opera non sprofonda mai in troppe dissonanze o in divagazioni che rovinerebbero, la "spiritualità" dell'album. Il disco è pervaso da una costante neutralità, ogni forma non contagia l'altra, e possiamo dire che ogni brano si potrebbe ascoltare incessantemente, senza mai stancare.
Tra quattordici perle musicali degni di nota sono:
"Agigato" presenta curatissimi fraseggi di piano, che addolcisce ma allo stesso tempo regge armonicamente gli unisono del sax. Il contrabasso pur limitandosi all'esecuzione delle toniche, non si fa sicuramente mettere da parte poiché è come se preservasse il bellissimo equilibrio che c'è fra gli strumenti.
Con "Dry September", brano del chitarrista Adam Rogers, ci porta fuori dalla staticità armonica del disco, trovando soluzioni sicuramente atonali e dall'andamento incalzante.
"Theme and Variations for 6-string bass and strings" è il primo brano dove Patitucci fa uso dell'archetto al contrabasso, mostrandoci anche la sua vena classica. Si noterà subito la capacità di John di dare il loro valore alle note, dandogli colori e quindi sfumature, grazie all'uso sapiente del vibrato e soprattutto grazie alle sue mani.
"Evidence" quasi funky e piena di tanto ottimo groove, è un rifacimento del brano omonimo del grande Thelonious Monk. Il basso in questo brano ammette la sua presenza, ma non disturba in nessun modo il mood del resto degli strumenti, comparendo a tratti con leggerissime svise. Questa traccia potrebbe essere contenuta benissimo in un "Face First".
"Soaring", presenta un dolcissimo quartetto d'archi che dialoga alla perfezione con il contrabasso rincorrendosi a vicenda, passando da cadenza barocche a imprevisti cambi di rotta di un tardo Debussy. Come se non bastasse si fa un salto fino agli anni '50 poiché nel tappeto contrappuntistico degli archi si sovrappone il suo armonioso 6 corde.
Non dimentichiamoci della rispettabilissima formazione che ha compreso alla perfezione le intenzioni del Maestro: il già citato Adam Rogers alla chitarra stimato compositore di jazz moderno nonché membro della band di Michael Brecker, Chris Potter al sax collaboratore anche del compianto Charles Mingus, e infine Brian Blade alla batteria, bravissimo nelle effettistiche con i piatti e anche membro del più recente quartetto di Wayne Shorter.
La produzione è ottimale, anche se per godersi pienamente il suono del contrabasso di Patitucci bisogna avere un'ottima equalizzazione, causa ronzii vai e altri disturbi collegati alle registrazioni di strumenti acustici.
Per concludere questo percorso che spero vi sia piaciuto, non posso che consigliare questo album a tutti gli amanti del jazz suonato con il cuore ma anche a coloro che amano le sperimentazioni che pur non essendo esplicite in questo disco, son comunque presenti e ancora più suggestive.
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