John Pizzarelli è un bravissimo chitarrista, degno figliolo di papà Bucky: altro guitar player molto noto nel giro jazzistico newyorkese per essere non solo bravo e versatile anche lui, ma anche un pioniere nonchè maestro nell’uso della chitarra 7 corde. Molto prima di Steve Vai, comunque!

Tornando a John, questo è un CD di un buon gusto impressionante; oltretutto la varietà degli arrangiamenti ne fa un capolavoro di easy listening buono per tutti gli usi. L’arrangiatore chiamato alla bisogna è semplicemente Don Sebesky, uno dei migliori talenti sul mercato. In questo disco John, oltre a suonare la “jazz guitar”, si esibisce come crooner confidenziale senza assolutamente sfigurare. Come d'altronde fa su tutti i suoi dischi. Sempre molto bravo e professionale con sentimento in entrambi i ruoli.

1. Can't Buy Me Love: suonato in tempo medio-swing con strepitose entries di clarinetto e chitarra; improvvise esplosioni orchestrali alla Stan Kenton ti prendono di sorpresa.
2. I've Just Seen A Face: brano reso in versione veloce e simil-dixieland. Da esempio per modestia e competenza musicale. Jazz anni ’30 alla ribalta.
3. Here Come The Sun: arrangiamento tranquillo, sul brasil-jazz di alta classe per un pezzo di oltre cinque minuti che risorge a vera nuova luce. Il testo parla del sole che sorge? Bene: di sicuro questa versione andrebbe sentita eseguita da un juke box, sdraiati sulla spiaggia di Bahia con un bell’…“accessorio” al fianco!
4. Things We Said Today: andante con molto swing. Orchestra docile e pronta a scattare come partitura comanda; balzi felini per uno swing che spinge incessante sino alla fine.
5. You've Got To Hide Your Love Away: brano di sola voce e chitarra, ancora per un esempio massimo di buon gusto, classe e rispetto per la musica.
6. Eleanor Rigby: ancora sul medio swing. Da jazz club e senza voce, stavolta. Piano solo, a tratti sullo stride. Ancora una chitarra stratosferica verso la fine, mentre dialoga con il piano.
7. And I Love Her: andamento sognante e lento per un classico della musica contemporanea. Piano, archi e voce senza percussioni rendono una stupenda atmosfera.
8. When I'm 64: si torna al dixieland. Clarinetto e fisarmonica che dialogano con la voce per un brano allegro da… fischiettare al mattino. Intenzioni iniziali dei quattro Beatles rispettate in pieno.
9. Oh Darling: classico '60 che risplende di luce soffusa, impostato come ballabile; con un’ orchestra sempre di grandissima classe sullo sfondo.
10. Get Back: arrangiato come un r&b anni '60; sembra di sentire il George Benson di “Shape of Things to come”. Ma un sax assassino viene improvviso a ricordarti dei grattacieli di Manhattan e del sano contemporary jazz. La chitarra a seguire, in un assolo incredibile.
11. The Long & Winding Road: reso in comunione completa tra voce ed orchestra. No drums. Pezzo di grande effetto.
12. For No One: parte piano e poi decolla rapidamente, per tenersi in volo con un perfetto e vario arrangiamento. Come l’aereo che infine ti porta a casa dopo un lungo viaggio.

Un gran bel disco. Da regalare a qualcuno cui volete bene e dei cui gusti musicali non siete sicuri. Nessuno vi dirà mai “mi è piaciuto così-così”. Tra l’altro QUESTO è il prototipo di disco da tenere in macchina a farvi compagnia. La votazione di quattro stelle riflette le intenzioni del titolare:
"non voglio rivoluzionare alcunché; voglio solo portare ottima e ben arrangiata musica in casa vostra."
Bravò John!!!

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