A molti Derecensitori sarà capitato di ritrovarsi a dover (perché in cuor loro sanno che è una cosa che deve essere fatta) recensire un'opera con la O maiuscola, un'opera che ti mette addosso una sorta di timore reverenziale, un'opera che riesci a commentare solo con dei timidi "capolavoro, filmone, bellissimo"

In cambio questo genere di opere ti permettono di poter uscire dal ruolo marginale di "recensitore di contorno", che commenta o porta solo libretti o filmetti o dischetti poco conosciuti, e che comunque non ti fanno gridare al miracolo.

Insomma, mi tremano le gambe, poiché questa è forse l'opera di maggior spessore mai portata da me. Comunque bando alle ciance e cerchiamo di presentare seppur temo timidamente quest'opera.

Thomas Babington "Babe" Levy è un introverso studente di storia all'università con l'hobby di allenarsi per una maratona correndo intorno a Central Park. Intanto un vecchio sopravvissuto all'Olocausto riconosce mentre guida un criminale di guerra nazista e intraprende con lui una poco salutare gara a chi si insulta di più e a chi fa correre più velocemente il suo catorcio, e la gara finisce col "botto", letteralmente: vanno addosso ad un autopompa e saltano entrambi in aria. Il nostro defunto amico nazista aveva una chiave che apriva un armadietto al cui interno c'era una ventiquattr'ore con dentro molti ma molti diamanti, e ora l'unico in possesso di una chiave che possa aprire l'armadietto con dentro la ventiquattr'ore con molti ma molti diamanti è Christian Szell, criminale di guerra nazista e fratello del defunto. Christian Szell è costretto ad andare a New York per recuperare il tesoro, e intanto pugnala il fratello di Babe, corriere di diamanti e doppiogiochista, che sanguinante si trascina fino all'appartamento di Babe e lì spira. Così senza volerlo il nostro studente si ritrova nel mezzo di un affare tra criminali di guerra nazisti, controspionaggio e servizi segreti. Lui voleva solo andare a correre, poverino...

Thrillerone ansiogeno e pieno di suspense, invecchiato molto bene (e non è una cosa da poco, contando che l'ho visto in videocassetta con tutte le pubblicità di quegli anni), e con quella grande scena di tortura incubo delle persone dai denti sensibili.

Christian Szell è infido e subdolo, sotto la cui immagine di vecchio indifeso si nasconde un nemico pieno di insidie (ovvero un bracciale con una lama retrattile), e il Regista non va a premere troppo sul discorsi del nazismo e della persecuzione, che vedendo i temi trattati rischierebbero di diventare eccessivamente gravosi e onerosi.

Ottime prove da tutti gli attori, e tra questi spiccano un glaciale e impassibile Roy Scheider e un a tratti attonito Dustin Hoffman.

Gran bel film che si tiene nei limiti senza spaziare troppo in campi ideologici come sarebbe scontato, contando i temi trattati.

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