John Scofield (n 1951 USA) è tra i pochi chitarristi, nel pur vasto panorama musicale, in grado di 'donare' al proprio strumento un particolare timbro sonoro originale e inconfondibile.
Dopo aver frequentato la scuola musicale di Berklee di Boston, si trasferisce a New York e suona con C Mingus e poi con il quartetto di G Burton, inoltre, collabora e parte in Tour con lo 'sciamano elettrico' M Davis. Da segnalare anche i dischi con B Frisell nei Bass Desire e anche il sodalizio artistico con P Metheny con un album più 'Jazzato'. Successivamente il musicista sperimenterà la chitarra acustica e lavorerà su sonorità cool, ma la sua inarrestabile ricerca musicale non si fermerà qui, ma proseguirà in tante altre direzioni artistiche e collaborative.
Come già precedentemente accennato, il suo stile è unico, anche se è leggermente influenzato da J Hall e G Benson, quasi sempre le sue opere sono curate in ogni dettaglio e sempre ben 'confezionate'.
L'album è composto da dieci brani per un totale di circa cinquantuno minuti (Gramavision 1989) ed è prodotto da S Swallow, la title-track è segnata nelle note di copertina come extra bonus track. Scofield è accompagnato da un gruppo di eccellenti musicisti, ovvero: A Cox (acoustic bass), J Vidacovich (drums), Terri L Carrington (drums) quest'ultima compare solo in tre brani e D Grlonick (hammond b-3 organ). Tutto il disco è suonato magnificamente e non si avvertono mai cali di ispirazione, la musica è attraversata da una tensione creativa positiva che raramente ho sentito in altre opere. Il disco propone pezzi abbastanza variegati, infatti, si alternano strumentali più ritmati come: "Cissy Strut", un esplosivo e intrigante Blues-Rock-Jazz tanto breve quanto irresistibile, "Softy", "The Boss's Car", in questo brano la presenza della doppia batteria, dona decisamente una corposità maggiore ad un brano di per sè già solido e ben strutturato, "Flat Out" e "Rockin' Pneumonia", degni di nota gli splendidi passaggi di Organo, ma anche pezzi più meditativi come: "Secret Love", "Scienze and Religion", "Evansville", e la quasi ironica "In the Cracks". Vorrei anche far presente che Scofield, oltre a possedere una notevole tecnica chitarristica, ha anche il raro dono di avere una grande inventiva e una quasi inesauribile 'vena' creativa, ho scritto quasi, perchè purtroppo nulla è eterno, a parte forse lo scorrere inesorabile del tempo, ma questa è un'altra storia.
La copertina che ritrae l'Artista che indossa una giacca color azzurro ultramarino verde, con la sua Ibanez è decisamente beffarda. Scarno il booklet che contiene alcune note sui brani e sul retro quattro micro-fotografie dei musicisti che affiancano John. Si tratta sicuramente (secondo me) di un'opera di indiscutibile valore sia tecnico che compositivo e che quindi è consigliata a tutti gli appassionati di questi generi musicali e in particolare quelli di Scofield. Voto disco 4,3 su 5 (chitarre).
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