Accade che nel 2005, ad un anno  dalla dipartita di Ray Charles, John Scofield decida di chiudersi in studio di registrazione allo scopo di rendere omaggio alla musica di "The Genius". Il risultato è un prodotto agli antipodi rispetto al classico tributo che ci si aspetterebbe da una delle punte di diamante della chitarra jazz contemporanea, siamo difronte infatti ad uno Scofield insolito che con questo album torna alle sue origini di musicista blues prestato alla canzone soul, quasi il chitarrista dell'Ohio volesse sentirsi per una volta session man di Ray Charles dimenticando di fatto per larghi tratti dell'incisione il complesso stile chitarristico delle precedenti produzioni fusion a suo nome.

Registrato in poco più di una settimana, questo "That's What I Say: John Scofield plays the music of Ray Charles" è un piccolo gioiello, un lavoro in cui per una volta è il gusto a farla da padrone e non la ricerca a tutti i costi di chissà quale soluzione armonica che stupisca critici musicali e colleghi, 13 dei brani più celebri di Ray Charles, molti dei quali cantati, presentati nel massimo rispetto degli arrangiamenti, del sound e delle melodie originali, arricchiti dalla presenza di una dozzina di prestigiosi strumentisti e vocalist di varia estrazione fra cui guest stars del calibro di John Mayer nelle riuscitissime versioni di "What'd I Say" e "I Don't need no doctor"; di Warren Haynes in "Nightime is the right time" piuttosto che di Aron Winter nella struggente "You don't Know me". Altra presenza di spicco in un paio di brani quella del tenorsassofonista mainstream David Newman, componente inammovibile della band di Ray Charles nel  suo periodo di maggior successo discografico a cavallo fra i '50 e i '60. Scofield si limita a ricamare elegantemente, mettendosi totalmente al servizio della canzone nei brani cantati del disco, non mancando di sottolinere  le  venature funk e blues ben presenti nelle composizioni di  Charles come accade nelle ottime versioni strumentali di "Stick and Stones", "Busted" e "Hit the Road Jack" in cui sia l'esposizione dei temi che le parti soliste sembrano ricalcare in maniera valida l'attitudine delle incisioni originali. Posto degnamente in chiusura dell'album vi è invece l'etereo cammeo acustico dello standard "Georgia of my mind", eseguito in solitario da Scofield ed  impreziosito da un'armonizzazione  raffinata ed efficace  al contempo.

Trovata commerciale? Forse, per quanto mi riguarda se lo standard qualitativo risulta essere alto come nel caso di questo disco ben vengano le trovate commerciali.

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