Il film, prima prova registica in lungometraggio del bravo John Slattery, l’ho visto dopo averlo scelto due sere fa scorrendo la filmografia di Philip Seymour Hoffman, morto purtroppo a soli 47 anni per una overdose, la pellicola fu presentata al “Sundance Film Festival” il 17 gennaio del 2014, appena un paio di settimane prima della sua prematura morte avvenuta in febbraio.

Il titolo tradotto in “La Tasca di Dio” prende ironicamente spunto da Devil's Pocket ovverosia il nome di un quartiere povero della classe operaia di South Philadelphia in Pennsylvania, che secondo una leggenda metropolitana fu battezzato così da un prete il quale disse che i giovani locali erano abbastanza rozzi da rubare dalla tasca del diavolo.

Nel film tratto dal libro omonimo di Pete Dexter, ne succedono di ogni, dunque all’inizio un ragazzo bianco si becca la prima e ultima lezione della sua vita (ehm, direi anche l’unica) da parte di un “vecchio negro” suo collega di lavoro in una ditta che fabbrica mattoni, ma non potrà beneficiarne in futuro vista la congruità della stessa… altro non dico della trama, non vorrei cadere in uno spoiler come la volta precedente, fatto sta che s’innescano una serie di situazioni a catena che fan scorrere il film velocemente tra battute e colpi di scena senza neanche che ci si accorga della sua seppur breve durata.

Ottima la recita del sempre bravo John Turturro amico del protagonista interpretato da Philip Seymour Hoffman, nel complesso se la cavano bene tutti dando il giusto colore a quella ristretta comunità irlandese/italo/americana.

Son stato fortunato a sceglierlo, poiché è il tipico film che piace a me, dove si narrano le vicende storte di persone cosidette “losers” a cui raramente qualcosa va per il giusto verso nella vita e gnente.

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