Perdere il lavoro è la grande paura degli ultimi anni: da quando la "crisi", questo mostro megalomane, ha fatto la sua comparsa nel 2008, sono praticamente all'ordine del giorno notizie riguardanti licenziamenti, chiusure di grandi fabbriche, decurtazioni degli esuberi e altre forme di "taglio" per diminuire le spese in un periodo innegabilmente difficile per l'economia mondiale. Questo è il tema portante di "The company men", pellicola diretta da John Wells, lo stesso che nel passato aveva lavorato per diverse serie TV come "E.R." e "West Wing" (solo per citare le più famose).

Per il suo primo lungometraggio, Wells sceglie un tema complesso, forse addirittura inflazionato negli ultimi anni. La storia portata sul grande schermo è quella di Bobby Walker (il solito Ben Affleck senza espressività): un uomo con una buona posizione lavorativa all'interno di un'azienda di un certo spessore. Vita agiata, golf, famiglia perfetta. Fino al giorno in cui gli comunicano che è fuori, è stato licenziato. Bobby deve reinventarsi, così come Gene (Tommy Lee Jones) e Phil (Chris Cooper), anch'essi costretti ad abbandonare il proprio posto.

Il dramma di trovarsi inaspettatamente davanti ad una nuova realtà, in cui tutte le abitudini del passato devono per forza di cosa essere abbandonate. La paura, ma ancora di più la vergogna, di mostrarsi socialmente "nullo", come se il lavoro fosse l'unica cosa che rendesse la routine quotidiana effettivamente "normale". Sono questi i temi principali della pellicola di Wells: un cineasta che a causa anche dei suoi lunghi trascorsi televisivi, ha contaminato il suo "The company men" con quelle che sono le caratteristiche delle serie TV per un largo pubblico: ricerca della drammaticità e soprattutto uno sguardo superficiale su alcune tematiche importanti, spesso sorpassate dal "buonismo" forzato di alcune scene. Pecche formali che l'opera in questione possiede, seppur controbilanciate da un pessimismo di fondo che si intravede negli atteggiamenti dei vari personaggi, catapultati in un mondo vuoto, privo di significato. Un mondo di autocommiserazione.

"The company men" (uscito nel gennaio del 2011), è una pellicola interessante e ben girata, che sa far riflettere senza impegnarsi in "sofismi" troppo complessi. C'è un impianto televisivo di base che rende il film di Wells più scorrevole di quanto non lo sia effettivamente. Nel complesso un lavoro che fa ben sperare per il seguito della vita registica di John Wells.

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