Un vero sborone John Zorn.

"The music was written in about two hours, recorded in one day and mixed the next".

Già che c'era poteva scrivere che l'aveva composta fischiettando sulla tazza del cesso, leggendo il giornale magari.

Inutil dire che il risultato è a dir poco strabilante anzichenò. Martin Denny e l'Exotica come ispirazione. Ma non solo, pure la tradizione ebraica. Il basso acustico di Trevor Dunn, le percussioni meravigliose di Cyro Baptista. Il Ribot sulla chitarra classica (corde di nylon) che magari vi ricorderete da "Masada Guitars". Tocchi di vibrafono a briglia sciolta (Kenny Wallesen).

Colonna sonora di un documentario sulla fede e la tolleranza dopo l'olocausto, che con il dovuto rispetto ha proprio l'aria di essere una palla micidiale, una corazzata Potemkin versione yiddish. Come soundtrack semplicemente meravigliosa, eterea, leggera, sospesa a mezz'aria. Se fosse un quadro sarebbe la "Deposizione" del Pontormo.

Il volo di un cigno, anzi il canto di un cigno. Nell'occasione Ganda Suthivarakom, vocalist del gruppo "Cibo Matto". Le tracce vocali tra l'altro neanche compaiono nel mix del film, in quanto la legge ortodossa proibisce a una donna di cantare in pubblico. Fortuna che sono sul CD, e fortuna che c'è Tzadik.

Uno Zorn di ascolto facile, leggero e tranquillo, praticamente una brezza. Funziona benissimo pure come soundtrack per un'aperitivo.

"And it did work, because both film and music came straight from the heart".

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