Inquadrabile nel filone dello Zorn "easy listening", non per questo banale, "The Gift" è un omaggio alla musica exotica ed a quella surf. I due generi sono di per sè abbastanza peculiari. L'exotica è un genere che è stato popolare negli Stati Uniti per un breve periodo dai tardi anni '50 alla metà dei '60; l'idea era di combinare arrangiamenti orchestrali con ritmi quasi tribali di origine Hawaiiana o Polinesiana. Le percussioni sono in fondo la particolarità di questo genere, conga, bongo, tronchetti Tahitiani, canti di uccelli; i due esponenti di maggiore spicco sono stati Martin Denny e Les Baxter. Il surf rock è nato in California nei primi anni '60, ed è un genere di rock principalmente strumentale, ricorderete tutti "Miserlou" nella versione di Dick Dale nella colonna sonora di Pulp Fiction ("Miserlou" è una vecchia canzone turca, ma questo è un altro discorso...). L'esperimento tentato è una sorta di fusion tra surf-rock e exotica-swing.
I musicisti sono quelli soliti dell'avanguardia di New York, questa volta impegnati in un contesto più world-music. Le percussioni del brasiliano Cyro Baptista sono naturalmente una delle colonne portante dell'album, insieme alla chitarra di Marc Ribot che sembra ruggire e danzare sulle onde. Le composizioni sono al solito tutte all'altezza della situazione; segnaliamo "Makahaa" che apre e chiude il disco e la memorabile "La flor del Barrio". Notevole pure "Cutting Stone", che verrà ripreso sotto il titolo "Sex Magick" in uno dei lavori successivi, "I.A.O.".
Il risultato è una musica estremamente godibile, praticamente ci si può ballare sopra quasi come se fosse della samba o della salsa. Originale pure la confezione, che esternamente raffigura un pacco dono e all'interno dei disegni di giovani ragazzine in pose vagamente erotiche, che in effetti potrebbe quasi disturbare qualcuno degli inavvertiti acquirenti. Il tutto sembra irridere all'ingenuità presunta di un certo tipo di rock and roll.
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