Un grandissimo cantautore americano, sicuramente tra i più grandi, Johnny Cash, si è spento nel 2002 all'età di 71 anni, lasciandoci quasi a testamento spirituale questo disco, "The Man Comes Around", che qui mi appresto a recensire.

Non è mai stato un autore country in toto (sebbene i suoi inizi fossero di questa matrice), ha sempre cercato di seguire la sua strada, una strada ai cui bordi si affacciava il mondo dei reclusi, degli allontanati dalla civiltà, dei carcerati, un mondo comunque guidato sempre da una vena profonda di spiritualità religiosa. Le quattro raccolte della American Recordings sanciscono invece una delle ultime propensioni di Cash, quella di avvicinarsi al mondo del rock e pop più mainstream. Ovviamente ciò è fatto a modo suo, con una serie di cover di alcune canzoni più o meno conosciute, stravolte (o meglio, rielaborate) in modo da renderle sue. Per scelta dell'autore va anzitutto detto che l'album è semplice e quasi scarno per quanto riguarda la sezione melodica e ritmica (qualche chitarra acustica, un piano, talvolta percussioni, ma nulla più), e la voce di Johnny, rauca, calda profonda e pastosa come un wiskey invecchiato, si avvale della collaborazione di noti artisti (John Frusciante, Fiona Apple ed altri). Inoltre, per chi per la prima volta si avvicina a questo autore va sottolineato come lui non "canti" le sue canzoni, ma le reciti quasi come preghiere, conferendo loro però una particolare tensione ed intonazione che le rende piacevolissime.

Già alla seconda traccia un colpo al cuore: "Hurt" dei Nine Inch Nails, sofferente, dolorosa e fragile già all'origine, viene reinterpretata da Johnny in maniera quasi spirituale e mistica. E' questa una confessione, un atto di impotenza e di amore, la droga quasi non c'entra più, è solo l'uomo fragile di fronte al suo impero costruito su sporco e dolore. Toccante come poche altre cose, con un crescendo al quale lo stesso Reznor, mente dei NIN, riascoltandola non ha saputo trattenere le lacrime.
La successiva "Give My Love To Rose" è una splendida triste storia d'amore musicata, un vento caldo che ti pota con sé il sapore del grano e il canto dei grilli. Passando per la "Bridge Over Troubled Water" (Simon & Garfunkel), stupenda dichiarazione d'amore, altre tre gemme in rapida successione ci attendono. La prima è "I Hung My Head", storia di un omicidio (involuto?) di un ragazzo e la conseguente incarcerazione. Non so perché ma è come se una persona che conosci da una vita ti stesse raccontando una storia: questo è quello che provo ascoltando questa canzone, nella quale Cash racconta il fatto in maniera magistrale, semplice ed efficace.
Segue poi "First Time Ever I Saw Your Face": di nuovo una malinconica dichiarazione d'amore, così semplice nei testi eppure così incisiva e toccante. E' l'animo di un uomo messo a nudo, è il suo cuore aperto, è la poesia perfetta da dichiarare al tuo amore eterno dinanzi ad un altare. Se solo il mondo fosse maggiormente permeato da questo onesto romanticismo quotidiano eppure speciale, se solo ognuno di noi sapesse dire alla sua lei/lui con parole così semplici cosa sente, forse ci renderemmo maggiormente conto di quale potenza scaturisce dall'amore e cosa vuol dire aver qualcuno accanto.

Ci si risveglia poi con la sporca e blues "Personal Jesus"(Depeche Mode), indubbiamente un'ottima interpretazione, da molti considerata la vera perla del disco. Non dico che non si meriti tale giudizio, solo che, sarà la posizione che occupa nella scaletta, il fatto è che non mi è mai entrata particolarmente nelle vene. Resta comunque inalterato il suo immenso valore.
Nella mia personale selezione salto direttamente alla traccia dodici, "I'm So Lonesome I Could Cry". La canzone, nella quale Cash e Nick Cave si alternano al cantato, è di una malinconia e di una desolazione abbaglianti. I due che sembrano quasi la stessa persona allo specchio e in due diversi momenti della vita (non a caso lo stesso Cash ha individuato in Cave quasi il suo erede), si cercano e si trovano a meraviglia, e quando le loro voci si uniscono il tuo cuore si apre e ti immedesimi in questa dolce malinconica solitudine.

Personalmente l'album potrebbe chiudersi pure qui: tante sono state le emozioni, tante le sensazioni, e non lo nascondo, in certi momenti c'è stata pure qualche lacrima. Eppure, sebbene sia lontano da ciò che ascolto, ho imparato con questo album che la malinconia, quella dolce che ti culla, può essere ritrovata in tante cose, anche piccole, e che una semplice canzone può avere mille sfaccettature diverse, che dipendono da chi e soprattutto da come la interpreta. E' stato ed è sicuramente un disco molto importante nella mia discografia, ed occupa un posto di assoluto rilievo, anche solo per perle quali "Hur"t, "First Time Ever I Saw Your Face" e "I'm So Lonesome I Could Cry". Dategli un ascolto gente, e sicuramente in una di queste quindici bellissime e sincere tracce troverete una parte del vostro animo.

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