Le leggende non muoino mai, e a volte ritornano! E a quanto pare quest'anno è il turno di Johnny Cash, uno dei più acclamati cantautori del mondo e della storia, il cosiddetto "Fabrizio De André americano", colui che si vestiva di nero per i poveri e per i carcerati. Un nuovo album postumo, che questa volta non ha nulla a che vedere con la saga delle American Recordings, quei 6 album (di cui gli ultimi 2 postumi) registrati con l'omonima casa discografica, che lo aiutarono a riportare la sua fama alle stelle, dopo il periodo di crisi che lo assillò per tutti gli anni '80, tra incidenti e ricoveri. Infatti il materiale che è stato recuperato, merito del figlio  John Carter Cash, proviene proprio da quel periodo, canzoni registrate tra il 1981 e il 1984, e finalmente pubblicate dopo ben 30 anni.

Capita che ogni tanto, all'uscita di un disco inedito dopo la morte dell'autore o degli autori, ci sia qualcuno che grida all'interesse delle case discografiche per far soldi senza l'approvazione dell'artista scomparso, o chi semplicemente ritiene che se quel materiale non è mai stato pubblicato una ragione ci doveva essere. Beh, magari tutti i dischi postumi suonassero come questo! Perché qui abbiamo probabilmente il miglior Johnny Cash di quel decennio. È cupo, malinconico, che meglio rispecchia la sua intramontabile figura, come fa già intendere la copertina dell'album: lui, vestito completamente di nero, su un paesaggio spoglio e triste. Questo "Out Among the Stars" è ricolmo di potenziali hit mancate, come ad esempio "She Used to Love Me a Lot", cover di David Allan Coe, il pezzo usato come promo per la pubblicazione dell'album, qui reinterpretata in maniera leggermente più melanconica, il tutto contraddistinto dalla sua inimitabile voce baritonale. Non possono certo mancare gli ospiti, come la moglie June Carter Cash, in supporto vocale per il pezzo country-rock ""Baby Ride Easy"" e la passionale "Don't You Think It's Come Our Time", e il suo collega Waylon Jennings (con cui, un anno più tardi, entreranno a far parte del supergruppo The Highwaymen) nella rock ‘n' rolleggiante "I'm Movin' On". Ma anche in quel periodaccio che Johnny ha dovuto sopportare c'è stato sempre spazio per il suo inossidabile amore per la fede, come racconta in "After All" e "I Came To Believe".

Un disco che, tutto sommato, non fa per niente rimpiangere le precedenti pubblicazioni delle American Recordings, anzi, questo "Out Among the Stars" è una testimonianza importante per arricchire ancora di più la storia di Johnny, tanto famosa quanto ancora misteriosa su certi punti.

VOTO = 8,5/10

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