Lo strano caso di Jon Brion: Un talento cristallino dell'arte della composizione pop, produttore e arrangiatore raffinatissimo, tra le altre cose del meraviglioso "Bachelor No.2 Or The Last Remains Of The Dodo", il capolavoro di Aimee Mann, reso tale grazie anche al suo impeccabile gusto stilistico, nonchè autore di svariate colonne sonore cinematografiche. Un personaggio per cui lo status di superstar sarebbe un semplice atto dovuto, non fosse che il primo a non desiderarlo è proprio lui stesso; Jon Brion è un antidivo, preferisce lavorare dietro le quinte, comporre OST e lasciare che altri si prendano gli onori e gli oneri del palcoscenico. Una scelta controcorrente in un ambiente spesso malato di protagonismo e che in linea teorica appoggerei pienamente se non fosse per il grandissimo potenziale del Jon Brion "cantautore", pienamente espresso nel suo primo e tuttora unico album, questo "Meaningless" risalente all'ormai lontano 2001. Dispiace veramente che un songwriter così dotato non possieda l'egocentismo dell'artista, perchè dopo una simile dimostrazione di classe verrebbe voglia di ascoltare e consumare anche il secondo, il terzo, il quarto album che, ahimè, non esistono e probabilmente mai esisteranno.

Un album perfetto e soprattutto sincero in tutti i suoi aspetti, anche quelli più esteriori: già a partire dal titolo e dalla copertina traspare l'indole schiva del personaggio, assoluta sobrietà ed un monocolore celeste (uno dei tre colori più belli del mondo per quanto riguarda il sottoscritto) che rappresenta meglio di qualsiasi altra cosa quello che "Meaningless" ha da offrire. Canzoni semplici e variegate sfumature agrodolci che formano un insieme raffinato ma assolutamente confidenziale, informale, privo di qualsiasi "pompa" e pretenziosità; leggerezza anni '60, vivaci schizzi pop e orchestrazioni sapientemente dosate, un mix in cui si percepisce chiaramente la continuità con quanto espresso nella collaborazione con Aimee Mann ma soprattutto melodie splendide, che conquistano l'ascoltatore con garbo e naturalezza, senza urlare, senza ostentare, con la sola forza della sincerità e di un tocco fresco e vellutato. Come se non bastasse, Jon Brion è anche un cantante sopraffino, dotato di un timbro incisivo e particolare, un po' più alto di una voce maschile standard, che riesce a trasmettere la giusta emotività senza mai scivolare in stucchevolezze kitsch e melensità di dubbio gusto; lo si può apprezzare pienamente in canzoni come la vivace e semiacustica "I Believe She's Lying", scritta a quattro mani con Aimee (e si sente) e "Ruin My Day", indolente ed agrodolce piano-pop orchestrato, che definiscono l'atmosfera di serena ed intima levità che caratterizza e rende unico questo album. Non manca un'anima più dolce ed introspettiva, che emerge in episodi come "Hook, Line And Sinker",toccante e delicata, le inflessioni folk/cantautorali di "Trouble" e "Voices", cover dei Cheap Tricks che viene dilata e completamente riletta, da rock ballad a serenata per piano e voce, nobilitata da una meravigliosa interpretazione in falsetto. Dividere in categorie le canzoni di "Meaningless" però non è un bel modo per descrivere un album così spontaneo e naturale, in cui ogni episodio ha le sue peculiarità ed un microcosmo unico, la classe lounge/retrò di "Her Ghost" e il beat vivace e spavaldo "Walking Through Walls", canzoni che fanno schioccare le dita a ritmo di musica mentre si fischietta la melodia, con una tiepida sensazione di felicità e piacevole sorpresa in testa, il pop rock umorale e graffiante di "Gotta Start Somewhere" e quello più spensierato e trascinante di "Meaningless", un gioiello anche dal punto di vista del songwriting, brevi frammenti di grande intensità ed atmosfera come "Same Mistakes" e "Dead To The World".

Si, "Meaningless" è veramente un album celeste, celeste come il cielo in una bella giornata di primavera, con le sue melodie cristalline che mi fanno sentire in pace con il mondo ed anche il manifesto di un autore e musicista di indiscutibile classe, così diverso da certo mellifluo pattume pseudo-cantautorale da hit-parade. Volendo si può tranquillamente interpretarlo come un "Bachelor No.2" al maschile, con una personalità più confidenziale e rilassata e arrangiamenti semplici, mai invadenti ma stilosi e scelti con cura, un esemplare unico in tutti i sensi. Per quanto mi riguarda un capolavoro pop, un capolavoro di stile e soprattutto di semplicità.

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