Dopo avere indagato la natura delle musiche possibili (con Brian Eno), dopo avere considerato i suoni come parole scambiate con lo sciamano (e con David Sylvian), dopo avere creato l'immagine del quarto mondo per descrivere il suo stile musicale (dove convivono raga indiani, gamelan giavanese e joujouka nordafricano), Jon Hassell accoglie nel suo orizzonte sonoro musiche di altri, non di sua invenzione, e ne fa una parte consistente di "Fascinoma", riuscito lavoro del 1999 che richiama nel titolo in slang medico un esempio di malattia rara e affascinante, forse proprio quella della fascinazione musicale.

Cinque standard jazz per il trombettista americano più cinque composizioni originali, in questo disco. Tra i primi, "Nature Boy" di Eden Ahbez, una rilettura di "Caravan" di Duke Ellington e Juan Tizol, nonché la conclusiva "Estate" degli italiani Brighetti e Martino; mentre i brani originali sono scritti quasi tutti insieme ai musicisti ospiti, che mischiano al suono della tromba di Hassell i timbri esotici di tambura (un liuto indiano senza tasti, simile nel suono al sitar) e bansuri (un flauto di bambù, anch'esso indiano) oltre ai più familiari chitarra, pianoforte e percussioni. "Datura" (il nome di una pianta allucinogena…) è l'unico brano a firma del solo Hassell, ma non c'è da preoccuparsi: tutto l'album, dall'inizio alla fine, rispecchia in pieno lo stile di questo musicista ed è una testimonianza vivissima della sua ammirevole creatività.

Da notare che "Fascinoma", diversamente dai lavori precedenti, è un disco quasi del tutto acustico, in cui Hassell fa un minore ricorso alla strumentazione elettronica e agli effetti con i quali filtrare la sua tromba. C'è qua e là, da parte dei suoi sodali, qualche campionamento oppure l'uso dello zendrum (un controller MIDI che serve a generare suoni percussivi) ma in generale "Fascinoma" si concentra sulla bellezza del suono, sulla sua magia quando esso è spoglio di artifici. Sotto questo profilo siamo in presenza di un lavoro esemplare: per la piacevolezza di questi 60 minuti di musica, per la qualità della registrazione, soprattutto per lo spessore e il carisma di ogni nota che Jon Hassell ci fa assaporare.

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