Il re Giovanni ha concesso la "Magna Charta Libertatum". Dopo un lungo scontro con i baroni inglesi, questo documento sancisce almeno idealmente la pace tra le due parti. Ma Giovanni è un sovrano poco rispettoso degli accordi, avido, aggressivo: il suo obiettivo, dopo aver concesso la "Charta", è quello di assoggettare di nuovo al suo volere tutti i suoi feudatari, riconquistando fortezza dopo fortezza tutti i possedimenti nel sud dell'Inghilterra. Difficile opporsi alla forza del re, che in questa sua opera di ri-conquista viene aiutato dal combattente danese Tiberius e dai suoi mercenari. Il castello di Rochester diventa il baluardo della resistenza alla tirannia, dove il barone Guglielmo di Albany e il templare Tommaso "Il Maresciallo", scelgono di opporsi al re con un ristretto manipolo di soldati.
E' l'impianto su cui si muove "Ironclad", lungometraggio di Jonathan English, che ha visto la luce nelle sale lo scorso 2011. Siamo di fronte ad un film epico dai tratti marcatamente "artigianali", dove a prevalere è la semplicità della costruzione filmica, mentre il lato prettamente storico rimane in secondo piano. Non a caso English gioca la sua opera quasi interamente sui vari assalti alla costruzione di Rochester, strenuamente difesa dai ribelli. Se da un lato questo espediente rende la pellicola decisamente movimentata e in grado di cancellare i "tempi morti", dall'altra appiattisce l'intera storia su di un'unica prospettiva, di fatto troncando in gran parte un'opera che aveva le potenzialità per dare di più.
"Ironclad" è un film di nicchia, epico, spartano, ma allo stesso tempo ricercato (da notare gli splendidi paesaggi) e molto attento all'atmosfera e alla ricostruzione dei luoghi. Inoltre è intriso di una forte dose di realismo, soprattutto per quanto riguarda la violenza, a volte decisamente acuta, quasi a voler riesumare il clima putrido del pieno Medioevo. Questo alone retrò (che tanto ricorda "Centurion" di Neil Marshall e in modo minore "Valhalla Rising" di Refn), va però a cozzare contro una sceneggiatura povera e una love story non invadente ma forse un po' fuori luogo.
Un cast di discreto livello sorregge l'impianto di English, ma una menzione la merita Paul Giamatti, nei panni di un re Giovanni bastardo, egoista e privo di scrupoli. Il buon Paul dimostra anche in queste vesti la sua poliedricità, sfornando un'altra ottima prova.
"Ironclad" lascia l'elemento storico in disparte, volutamente oscurato da un imprint epico e carico di pathos e violenza. Un'opera interessante, altresì limitata all'interno di scelte poco condivisibili. Ma anche nella sua maratona di assalti, sangue e catapulte, "Ironclad" riesce ad avere un suo perchè.
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