L'anno è il 1729. La bellezza di 281 anni fa. Tenetelo presente, se leggerete questo breve testo.
Lui è Jonathan Swift, il geniale scrittore irlandese famoso soprattutto per "I viaggi di Gulliver".
Autore raffinato, polemista acuto, accanito contestatore dei conquistatori inglesi, tocca in quest'opera uno degli apici di "politicamente scorretto" mai raggiunti nella storia proponendo di risolvere in un colpo solo il problema della sovrappopolazione in Irlanda e quello della fame che, in quegli anni, attanagliava il paese. Il titolo originale dell'opera è: "Una modesta proposta per evitare che i figli dei poveri siano di peso ai loro genitori e al loro paese e per renderli utili alla società"

Vi state avvicinando? Avete unito le due affermazioni in un concetto?
Sì, è quello. Mangiarsi i bambini. Cucinati e conditi a modino, ci mancherebbe.
Il trattato spiega con dovizia di particolari i pregi delle carni d'infante e i vantaggi del nutrirsene, sia alimentari che politici. Quasi insopportabile (e assai contestato) in un'epoca in cui l'amore assoluto dei genitori per i figli era molto meno scontato, il messaggio della "modesta proposta" è oggi, di primo acchito, ancora più spregevole.

Non dovrebbe essere necessario specificare la natura di provocazione assoluta del libello che, solo sul finale, si rivela una violenta accusa anti-inglese suggerendo che ormai gli irlandesi abbiano dovuto dare talmente tanto agli invasori da dover pensare, in futuro, di offrire loro come pietanza anche i propri figli. Questa è probabilmente la principale chiave di lettura del testo, al netto dell'ironia feroce.
Ma questo è solo il secondo livello: quello che rende perfetta l'opera è il fatto che, a prima lettura, non sembra affatto uno scherzo. La perorazione è accorata, convincente e ben argomentata.
La descrizione del sapore di tale pietanza quasi (mio Dio...) invitante.
Alla fine, pare del tutto ragionevole porsi il problema, anche se per un solo, assurdo e fuggevole istante.

La "modesta proposta" è un piccolo grande svolgimento di un tema impossibile, clamorosamente riuscito. Il grande filosofo greco Gorgia, che riteneva di poter spiegare sia l'esistenza di Dio che il suo contrario in modo ugualmente convincente, sarebbe stato fiero di Swift... e io con lui.
Il grande viaggiatore del mondo di Lilliput dimostra soprattutto il grande, enorme potere delle parole, oltre a porsi in quel ristretto novero di autori coraggiosi che non si sono fermati, in nome dell'arte, di fronte a nessun tipo di autocensura mentale. Un maestro del pensiero laterale e dell'umorismo più agro, il cui livello di violenza concettuale lo avvicina a gente abbastanza vicina alla sua epoca, come De Sade o il sublime Lautreaumont, o molto lontana come i Monthy Phython de "Il senso della vita" (epocale il racconto sull'espianto di organi vivi...).

Consiglio vivamente questo acidissimo pamphlet agli amanti della bella scrittura, del più crudele sense of humour, del ribaltamento logico e della follia letteraria tout-court. E non prendetevela con me se dopo aver letto tutto questo vi viene un certo languorino...

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