Solitamente ho quasi sempre preferito ascolti più “rock”, ma da buon ragazzo anni novanta anch’io sono rimasto affascinato da quella che rimane la rivoluzione musicale più importante di quel decennio: la drum’n’bass. Al tempo ero attratto solo fino ad un certo punto dal genere, perché pur piacendomi mi suonava anche “un po’ tutto uguale”, e fu solo dopo ripetuti ascolti nei negozi che riuscii a trovare finalmente un disco che mi attraeva: “Magnetic”.
Il Cd si discostava parecchio dalla Jungle modaiola che si era potuta ascoltare fino ad allora anche se ormai ci si avviava verso la fine del fenomeno (era il '98).

Questo Jonny L andava ben oltre i soliti ritmi spezzati e i soliti bassi, complementando l’urgenza dei breaks con inserti di tastiere ambient, andando così a creare efficaci atmosfere notturne (“Brother”, “Pbx”, “Sight Unseen”, “Exabyte”, “In Vain”). Altrove era un assalto ritmico quasi industriale a prendere il sopravvento con beats metallici, pesanti e/o metronomici come in “Uneasy”, “Focus” e “Viper”.
Un ottimo esempio di come il rap si sposasse perfettamente con la Jungle (e ve lo dice uno che il rap non lo digerisce) era dato invece dall’adrenalinica “20 Degrees” mentre l’intermezzo “Hard Clip” mescolava efficacemente l’Hip Hop con l’Industrial. Gli altri due brani cantati (“Accelerate” e “Viper”) si distinguevano invece per la presenza di una cantato femminile che appariva freddo, smarrito e sensuale al tempo stesso.

Sembra che il buon Jonny L dopo questa ottima prova abbia intrapreso la parabola discendente fatta da molti ex-eroi della Jungle che hanno abbandonato la nave prima che affondasse tentando invano di riciclarsi in altri generi.
Chissà che tra qualche anno l’ennesimo revival non ce li faccia riscoprire.

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