Una tastiera. E nacque una magia.

A molti sembrerà ridicola questa frase, ad altri un tentativo mal riuscito di evocare poesia. E avete ragione, perchè le mie parole non potranno esprimere il mio apprezzamente di fronte a cotanta sublimazione dell'arte musicale. Non ho inserito alcun genere proprio per lasciare più all'immaginazione, o per dare a questo magnifico disco una dimensione che sia universale e non etichettata.

Jordan Rudess è il tastierista dei 'Dream Theater'. E vi prego, se avete letto questa frase e state per andarvene, continuate a leggere perchè questo disco vi farà completamente dimenticare il funambolico della tastiera, oppure il freddo solista che macina solo note su note. Questo magnifico disco vi farà solamente render conto di quanto grande può esser la musica, e quanto questa grandezza sia conseguenza di una semplicità assoluta.
Questa è musica suonata solo con la mente e con una semplice tastiera. Niente di più, niente di più. Dico con la testa. Perchè questo disco pare che sia stato registrato in maniera immediata e improvvisata. Questo testimonia quanto grande sia l'arte di Jordan. "Secrets of the Muse". E ci chiediamo quale musa abbia potuto ispirare immediatamente per portare a questa bellezza.

L'atmosfera del disco non è energica, nè rock, nè prog... è musica quasi recitata, parlata, sognante. Vi colpirà al cuore sin dall'iniziale "Stillness" e dalla seguente "Deepest Love". Questi brani iniziali ci sussurrano e capiamo come ogni pezzo sia un inno alla dea musica che tanto adoriamo. le atmosfere seguenti di "Autumn Fire" o "Gentle Ways" sono di quanto più dolce un tastierista possa concepire. I passaggi a volte possono essere prevedibili, o bestemmiando potremmo dire scontati. Ma tutto questa apparente semplicità è frutto di un lavoro che colpisce al primo ascolto e rapisce al secondo. Fino a che non potrete fare a meno delle sue melodie.
"Foothpath" spezza l'andamento così sinuoso e ci regala nuove soluzioni emotive ed entrano in gioco una batteria e un basso, ma con "Virgin Snow" si tocca l'apice. Quasi lacrimante e piangente questa gemma. Solo pianoforte ed una dose massiccia di melodia, sentimento. "Darkness" ci offre un'immagine malinconica dell'oscurità, mentre "Drifting East" ci regala qualche sorriso. "A call of Beauty" è solitudine pura, "cradle song" ispira ad una rinascita, "New Life" è quasi un inno alla vita. "So it is" nella sua semplicità offre spunti emotivi ampissimi, e "Sunset Swingset" ci saluta dolcemente quasi fosse una ninna nanna prima di addormentarci e di riesplorare questo perlaceo disco.

Cosa dire di più che la musica non abbia già detto. Non mi va di consigliare questo disco, perchè sarebbe irrispettoso nei confronti della musica che contiene. L'ascolto potrebbe essere obbligato a chi ama la dolcezza e il sentimento nella musica più pura e più dolce che in 20 anni di vita mai avevo ascoltato.

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