Voce e chitarra acustica, niente di più.
Tanto bastò a Jorma Kaukonen per realizzare, nel 1974, questo piccolo capolavoro, nonché suo esordio da solista.
Storico chitarrista dei Jefferson Airplane, proprio nel '74 li abbandona per tornare a quelle che furono le sue radici musicali, le dolci sonorità del blues e del country, lasciando in sospeso quelle più dure e psichedeliche sperimentate in precedenza.
Con l'aiuto dell'amico Tom Hobson, anch'egli chitarrista e cantante, Jorma sforna undici brani straordinari, che vengono riproposti, nella riedizione del 2003 da parte della BMG Heritage, con l'aggiunta di quattro inediti.
"Quah" è un album che centra il bersaglio, sin dal primo ascolto: si inizia con la celeberrima "Genesis", le cui radici sono da ricercarsi nel travagliato matrimonio con la prima moglie Margareta (tra l'altro realizzatrice della copertina del disco). E' una canzone d'amore triste e sognante, perfetto intreccio tra la voce nasale ed avvolgente di Kaukonen e gli splendidi arpeggi di chitarra, con un pizzico d'archi in sottofondo.
Da qui, la dolce discesa nell'atmosfera magica che il disco crea: si passa per "I'll Be All Right", "I Am The Light Of This World", "Another Man Done Gone" e "Police Dog Blues", omaggi ai grandi bluesmen del passato ed in particolare a Reverend Gary Davis, colui che più ha influenzato il nostro Jorma, nonché ispiratore e maestro della tecnica del fingerpicking, ampiamente valorizzata in questo disco.
E come non citare l'intensa "Song for The North Star", anch'essa dedicata alla (ex-)moglie? O "Blue Prelude" e "Sweet Hawaiian Sunshine", due piccoli gioielli per l'eccezionale lavoro di chitarra, cantati questa volta da Tom Hobson?
Chiudeva in origine l'opera "Hamar Promenade", ispirata dagli innevati paesaggi norvegesi e definita da Kaukonen una stream-of-consciousness song ("What does it mean? I don't know, whatever it meant to me at the time"): due chitarre intrecciate per un'emozione unica, da brivido.
Emozioni, tuttavia, sempre vive, anche nei brani inediti, che si integrano perfettamente con l'atmosfera di tutto l'album, senza spezzarne l'armonia: abbiamo così due bei pezzi interamente strumentali, "Lord Have Mercy" e "Midnight In Milpitas", e due blues ancora una volta cantati da Tom Hobson, il quale dà vita alla sua migliore prestazione vocale.
Che dire, un'opera eccelsa, completa, magica, dove ogni brano ha in sé quel qualcosa in più che spinge ad ascoltarlo più e più volte, senza mai deludere, senza mai stancare.
Da avere assolutamente.
[And when we came out into view
And there I found myself with you
And breathing felt like something new
Along with you
Going along with you - Genesis -]
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