Una chitarra classica e un microfono. Un'accordatura aperta per trasmettere calore. Un sottile effetto echo nel microfono e una registrazione volutamente casalinga.

Semplicità.

In our nature riprende la trama interrotta dal cantautore svedese con Veneer: linearità cantautorale ed emozioni plasmate su sei corde di nylon. Voce flebile, insicura, quasi spaurita, ma nel contempo coinvolgente e calda, vibrante e tremula. Ritmi latino-folk imbastiti sul legno di rovere, modellati ma non cesellati. Ritmi che rimbalzano come all'interno di un cubo immaginario che ha come pareti flamenco, chitarra classica e folk. Ritmi. Chi ha ascoltato Veneer ha provato queste sensazioni, le medesime si ripetono in "In our nature". Forse troppo simile al precendente, forse troppo limitato nella durata, in ogni caso notevole. Lascia trasparire il talento, trasmette emozioni. Il fulcro della musica di José Gonzaléz é questo: trasmettere sensazioni, battiti, fiabe tradotte in linee e punti secondo un alfabeto Morse plasmato sulla/dalla sua chitarra. Ci riesce sia quando ripropone "Teardrop" dei Massive Attack (bellissima l'originale e lucidata a nuovo in questa versione) che nella cantilena della title track.

I testi, mai banali, sono il trait d'union tra cuore e chitarra, tra melodia e anima, pregni di quella disillusione malinconica che si prova nel cercare di scorgere l'alba nei gelidi inverni delle terre del nord, senza riuscirci.

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