Tutti hanno letto, o almeno conoscono, il celeberrimo "Dracula" di Bram Stoker, la cui fama è stata ampliata non poco dall'omonimo film di Francis Ford Coppola del 1992, ma pochi purtroppo conoscono il romanzo che di "Dracula" è il più diretto predecessore, tanto da spingere Stoker a rimandare di anni, fino al 1897, la pubblicazione del suo best seller per paura addirittura di un'accusa di plagio.
Da "Carmilla" in effetti l'irlandese Stoker prese molte idee (ad esempio il personaggio del dottor Van Helsing, di cui qui abbiamo il prototipo tratteggiato nel misterioso barone Vordenburg), rielaborandole poi, com'è ovvio, in una nuova veste che avrebbe avuto molta più fortuna di quella del suo conterraneo Joseph Sheridan Le Fanu. Ciononostante "Carmilla" rimane tutt'oggi uno degli esempi più fulgidi della letteratura gotica dell'Ottocento, creando un personaggio ambiguo e dai connotati molto particolari, che avrebbero influenzato anche in anni recenti la musica (si vedano i primissimi album dei Cradle Of Filth, per citare un solo esempio) e il cinema (richiami evidenti e vere e proprie citazioni si ritrovano in "Alucarda", un horror cult del 1978, del messicano Juan Lopez Moctezuma), oltre ovviamente alla letteratura.
Il romanzo, pubblicato nel lontano 1872, narra dell'incontro della giovane Laura, figlia di un ufficiale inglese in pensione proprietario di un antico castello nella Stiria austriaca, con la bellissima, misteriosa e intrigante Carmilla, una fanciulla dall'origine gelosamente nascosta e dal comportamento ambiguo, tanto che l'amicizia che si instaura tra le due si colora ben presto di venature ai limiti del saffico, un saffico platonico che assume connotati sempre più sanguigni, sino alla macabra scoperta finale e all'epilogo che rivela ogni terribile segreto.
L'opera è di facile lettura, oltre che sostanzialmente breve (se paragonata all'illustre epigono), ma al di là di ciò "Carmilla" sviluppa pienamente la proposta ancora troppo immatura de "Il Vampiro" di John William Polidori (1819, il vero capostipite del romanzo vampiresco, un po' come l'opera di Horace Walpole aveva dato il la al movimento letterario del gotico), in un crescendo di rivelazioni sconcertanti senza mai scadere nel banale o nell'esagerato, e soprattutto evocando un'atmosfera assolutamente unica, che nemmeno Stoker sarebbe riuscito a duplicare: il lettore sarà strappato al suo mondo e catapultato tra le cupe montagne della Stiria, i cui boschi avvolti nelle nebbie celano rovine di villaggi abbandonati, vestigia di una nobiltà terribile ed estinta, un mondo di terrore nascosto dietro gli occhi di una ragazza apparentemente indifesa, dolce e languida come può esserlo solo una pantera che gioca con la preda morente.
Con "Carmilla" Le Fanu partorisce, oltre al suo personale capolavoro, un contributo fondamentale nell'evoluzione della narrativa del soprannaturale e dell'orrorifico, che di lì a vent'anni sarebbe stata stravolta dalle idee innovative di scrittori come il gallese Machen, maggiormente influenzati dalla nuova cultura letteraria del decadentismo. Ma l'opera dell'irlandese è uno dei punti più alti del filone gotico-romantico (nonché uno degli ultimi), un romanzo che caratterizza e sancisce definitivamente la figura del vampiro, consacrandola tra le creazioni più riuscite dell'Horror ottocentesco, anticipando inoltre anche la figura della femme fatale che tanto sarà cara agli artisti fin de siecle.
Non rimandate perciò oltre la lettura di questo romanzo, se siete appassionati del genere, poiché "Carmilla" è, senza paura di scadere nel retorico, un'opera imprescindibile, che saprà regalarvi emozioni come solo i veri capolavori sanno fare.
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