Salve a tutti, sono Kahless e questa è la mia prima recensione.

Ho scelto come primo disco da recensire "Lorenzo 1994" di Jovanotti, poichè è stato uno dei protagonisti della mia infanzia, insieme a Jovanotti. Il disco è un concentrato di funky, rap e delle spruzzate di rock e di world music, in cui pesa molto l'influenza del rap-funk-rock dei Red Hot Chili Peppers in molti pezzi e soprattutto nello stile di Saturnino, che ricorda molto da vicino lo stile di Flea, con i suoi arpeggi ripetitivi e l'uso dello slap, e soprattutto quella della world music e del reggae.

Il disco inzia con Attaccamilaspina, ottimo incrocio tra un giro di basso smaccatamente funky, un ritmo ripetitivo e la rappata di Jovanotti, ottimo anche il testo, in cui Jovanotti si presenta e presenta un pò anche il disco. Vi consiglio di ascoltare subito dopo "Give It Away" dei RHCP, perchè assomiglia fin troppo. Segue la ormai celebre Serenata Rap, che inzia in mezzo a una strada fra macchine e vigili, per poi partire con quella rappata lenta e pacata tipica di questo pezzo, che è buono come ballad e come singolo. Dopo la pausa sentimentale si arriva all'esplosiva Penso Positivo, che anticipa i temi dell'impegno sociale e funziona come una scrollata di dosso. Musicalmente è un rap melodico sul solito giro di basso funkeggiante con una batteria stavolta molto incalzante e degli intervalli di scratch, buoni per la break-dance, e un intermezzo parlato in cui Jovanotti dichiara la sua fede in "un unica Madre Chiesa che passa da Che Guevara e arriva fino a Madre Teresa". Dopo segue un intermezzo tranquillo con I Giovani, in cui Jovanotti sembra fare un ritratto dei giovani del 1994 (non ci scordiamo che il 1994 è stato anche l'anno del suicidio di Kurt Cobain) e delle difficolta adolescenti. Canzone breve, una rappata leggera su una base di un pezzo classico (non chiedetemi quale). Ritorno al passato con Si Va Via, che inizia con una scratchata e melodicamente assomiglia un pò ai vecchi pezzi del Jova prima maniera, e infatti racconta delle sue esperienze di DJ e racconta della gente (anzi dei tipi di gente) che trova in discoteca "dall'alto di questi piatti", facendo anche pensieri macabri sullo "str. che mi sorpassa in curva a 180". Rappata su una base ballabile, buona, ma come ho detto quello che vale è il testo.

Come si vede per tutto il disco una esplosiva cede il passo a una leggera, ed ecco la melodica Piove, ballata pop romantica con coretti femminili di sottofondo, eseguita con chitarra acustica, batteria, tastiera e un basso quasi impercettibile (caso più unico che raro nell'album). Dopo questa parentesi leggera si ritorna a i ritmi funkeggianti scanditi dal basso di Flea... oops,scusate... Saturnino e della solita batteria incalzante, dove Jova declama i suoi desideri più nascosti (?), fra i quali ci sono "un casco di panna montata", "pagare miliardi di tasse"(!), "conoscere che tempo fa domani" e soprattutto "cantare più intonato di Mina" (perchè Jova sarà anche un ottimo rapper ma come cantante scarseggia). Come al solito dopo un pezzo allegro ne viene uno "leggero" (per non dire "moscio"), e stavolta è il turno di Io Ti Cercherò, ballata pop ottima da mettere in un locale alle due di notte, su cui non ci sono particolari degni di menzione, a parte il fatto che si fa un pò sentire la chitarra. Poi è il turno di Il Ballerino di Jazz, pezzo che più che jazz sembra swing, con una rappata sopra i fiati, la cui presenza si fa sentire e che fungono da "secondo solista". Poi arriva India, pezzo breve che inizia con sonorità arabe per poi diventare un giro di synt bass con coretti "yeah-yeah" sopra. Il testo rappato è una storiella nonsense su una vacca indiana. Per la prima volta nell'album dopo un pezzo allegro non c'è la solita ballad, ma parte con delle percussioni che fanno da intro a Parola, a cui in seguito si aggiungono i cori, il basso, la rappata di Jova, la chitarra e i fiati. Qui le influenze africane e world-music si sentono e sono smaccate.

Le influenze reggae si fanno sentire in Soleluna, pezzo importante quasi come se fosse una title-track, poichè il nome del brano è stato poi dato alla casa discografica indipendente di Jova (o viceversa). Qui le percussioni si alternano allo scratch, e Jovanotti per una volta non rappa ma canta. La fanno da padroni anche qui i fiati e c'è un bello intermezzo scandito dai tom della batteria e che si conclude con un attacco di timbales. Una specie di xilofono introduce Dammi Spazio, ripetitivo rap in cui si inserisce un ottimo funkeggiante giro di basso e una batteria un pò statica e ripetitiva ma che si fa sentire. Dopo è il turno di Barabba, il cui intro coi fiati lascia presto spazio a un ritmo rap con il rumore di un elicottero che sfrutta l'effetto stereo e che fa la sua bella impressione. Il testo è una condanna della massificazione, il razzismo e soprattutto della Lega Nord, che cita esplicitamente. La fisarmonica introduce il rap di Dobbiamoinventarciqualcosa, in cui (rare volte nell'album) si sente molto chiaramente la chitarra che si esibisce in fraseggi fortemente distorti. Il testo parla di un viaggio interiore di Jovanotti (l'ennesimo) con la strofa un pò nonsense e con Saturnino che si esibisce in duetti con la chitarra smaccatamente funky. Ed ecco che arriva un gioiellino dell'album: Il Futuro Del Mondo, che ricorda molto, anzi troppo, i Red Hot Chili Peppers di Blood Sugar Sex Magik. E' un pezzo funk-rock, in cui su un giro incalzante di chitarra e basso si inserisce una batteria (finalmente!) protagonista, che a sentirla giureresti che fosse suonata da Chad Smith, così come i giri di basso sono tipici di Flea. All'improvviso si sente, in mezzo al basso e al sintetizzatore, la voce di papa Wojtyla, in cui riconosci immediatamente il suo primo discorso da papa. Il pezzo finisce così, fra una batteria finalmente protagonista che fa il suo degno finale. Subito dopo parte Mario (dal nome del padre, impiegato al Vaticano), rap autobiografico in cui ricorda il giorno in cui il padre lo portò al funerale degli agenti della scorta di Moro, ottima riflessione su una tragedia su cui si sarebbe molto, anche troppo, da parlare, perciò glissiamo. L'album si conclude con Viene Sera, pezzo di ringraziamento in cui sono citati tutti i collaboratori all'album, fra cui il bassista Saturnino, che "ascolta Jaco (Pastorius) che suona il basso e vuol diventare qualcuno", il chitarrista Michele, il fratello Bernardo (che mi pare di aver visto in un reality, un pò di tempo fà), Claudio (Cecchetto), e vari amici suoi, che si diverte a prendere in giro. Melodicamente il pezzo è un funky-rock in cui la voce di Jova sembra urlata più che cantata e in cui tutti gli strumenti si esibiscono in una specie di jam-sessiono finale.

Alla fine il lavoro di Jovanotti si può dire che sia uno degli stadi della maturazione di Jovanotti, caso raro di prodotto commerciale "rinsavito". Anche se ora i rapper italiani lo attaccano per il suo "buonismo", secondo me Jovanotti dev'essere considerato nell'ottica di "primo rapper italiano", o almeno il primo che ha raggiunto un buon successo commerciale. Poi, come ho già ribadito, il 1994 era in piena epoca grunge, quindi il rap allegro ma impegnato di Jovanotti era un pò un cambio di rotta. In seguito Jova maturerà ulteriormente, fino a raggiungere una maturità personale e musicale, che ha volte gli ha fatto rompere la barriera del "commerciale".

Tracklist:

  1. Attaccami la spina
  2. Serenata Rap
  3. Penso positivo
  4. I giovani
  5. Si va via
  6. Piove
  7. Voglio di +
  8. Io ti cercherò
  9. Il ballerino di Jazz
  10. India
  11. Parola
  12. Soleluna
  13. Dammi spazio
  14. Barabba
  15. Dobbiamoinventarciqualcosa
  16. Il futuro del mondo
  17. Mario
  18. Viene sera
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