Miss Qualcosa, la nostra insegnante di inglese, era un tipo tutta sussiego e vocina...

Più vicina ai sessanta che ai cinquanta, era dotata di un grigio splendore caricaturale deficitario solo di eventuale cappellino con la frutta o di altra stramberia da the delle cinque...

E dico deficitario perché magari, con uno di quei particolari contrassegni, avrebbe finito davvero per assomigliare del tutto, e non solo in parte, ad una piccola queen Elisabeth in sedicesimo.

Completavano poi l'allontanamento dal canone albionico certe borsacce da contadina romognola e un cappottone sformato e anzianissimo che la sprofondava in un ridicolo venato di tristezza simile a quello di certe zie nostrane.

Su tutta la sua persona aleggiava poi una leggerissima luce fantasmatica ombreggiata appena appena dalla polvere del tempo...Oh si, Miss Qualcosa sembrava presa di peso da un'altra epoca e, per questo, mi era simpatica.

Tutti la prendevano in giro, e solo io dicevo “ma no, è tanto carina!!!”

E' che ho sempre amato gli anacronismi e un certo lato zia in me ha sempre lottato con lo spirito punk...(“Tu un punk, con quella faccia da tontolone!!!”“Si, tontolone me lo diceva sempre la mia mamma...”).

Beh, io un giorno di fine settanta consegnai a questa signora una cassettina dove avevo inciso "Closer", l'immortale capolavoro dei Joy division..."Senta, mica mi darebbe una mano a capire che dicono questi?"

Beh, non dimenticherò mai la faccia di quando me la restitui quella cassettina...Mrs Qualcosa era davvero sconvolta.

“Non dovresti ascoltare queste cose, questo è un malato...” “Ma di cosa parlano le canzoni?

“Non te lo so nemmeno dire, ma io fossi in te non le ascolterei..”

(Era davvero seriamente preoccupata)

Me la cavai con un sorriso e una battutina del tipo “tanto se non capisco le parole il problema non c'è”.

Che, a proposito di cassettine, quante volte ci sta un brano di tre/quattro minuti in un C90? Tante, ve l'assicuro...diciamo, allora così tanto per dire, che ci sta venti volte...

Ecco, io mi ero fatto un C90 incidendo venti volte di seguito la stessa canzone...e quella canzone era “Decades”, l'ultima di “Closer”...

“Closer”, che meraviglia di disco...

Il lato uno è musica oscura, ossessiva: gelide ritmiche craute, sotterranee trame Velvet, spettrali panorami interiori alla Nico.

Il numero più impressionante è “Atrocity exibition” col suo sfiancante battere metronomico e un free form sferragliante e attorcigliato su se stesso.

Poi nel lato due tutto cambia, come se fosse avvenuta una sorta di sublimazione, come se un elisir rinchiuso da tempi immemori fosse stato versato e fatto decantare sprigionando tutto il suo potere magico.

I suoni allora si fanno eterei e si espandono nel vuoto e una luce, forse bianca, forse spettrale, forse in certi momenti addirittura serena, illumina come meglio non si potrebbe la mancanza e il senso di perdita.

E' la luce che brilla nell'oscurità di una celebre canzone di Nick Drake. E' la luce di una sorprendente e inaspettata classicità.

Trance cristallina e ipnotica...canti di lontananza dal mondo... il ritmo certo ancora gelido, ma come vivificato (e umanizzato) da tante piccole fiammelle...l'organo di “Decades” con Ray Manzarek disceso negli inferi del post punk...

Si, Manzarek...che mi ricordo che dopo il primo ascolto di “Closer” telefonai ad Orsetto dicendogli “ho trovato i nuovi Doors”...

L'impatto di “Closer” fu per me devastante e paragonabile a quello di pochi altri dischi, tipo

“Pink moon”, “Blue afternoon”. “Rock Bottom” “The madcap laughs”.

Ognuno di noi ha quattro/cinque dischi così...quattro o cinque, che non posson essere di più...E son quelle opere che, come nostre propaggini alate, sorvolano i luoghi del furto d'anima, diventando personalissimi rituali sciamanici. (E chiedo scusa se questa può sembrare una enorme sciocchezza)

Ma abbiamo parlato di classicità.

“Closer” sta in mezzo a due parentesi che lo anticipano e lo suggellano...Sono i due quarantacinque “Atmosphere” (prima) e “Love will tear us apart” (dopo).

Su “Atmosphere” riporto la celebre definizione di non mi ricordo più chi, ovvero quella su un suono che sarebbe potuto nascere dalla ipotetica collaborazione tra Nico e Phil Spector...e davvero non si potrebbe dir meglio di così...

Ma veniamo a “Love will tear us apart”...Che è tante, tante cose...

E' una canzoncina da luna park abbandonato, un po come "Decades" il brano che avevo ficcato una ventina di volte in un C90.

"Decades" sembra però fatta di note stinte e sbiadite, come qualcosa che è a un passo dallo svanire. ed è piena di lacrime rassegnate, come certi brani di Tim Bucley periodo "Goodbye & hello", anzi "Decades" è ESATTAMENTE il suono delle lacrime rassegnate..

"Love will tear us apart" è invece quasi trasognata... è piena di stelline, è tutta una scia di stelline, il luna park appunto...

Ed è una canzoncina pop, il suono Joy division passato al setaccio di un caleidoscopio che crea effetti di neve.

Ma “Love will tear us apart" ha anche l'ariosità profumata d'eterno della più magica folk song e un fatalismo quasi angelico nel prendere atto dell'ineluttabilità delle leggi del mondo...

E ha un'ingenuità quasi alla Nick Drake di “From the morning” e persino un accenno del brivido apocalittico alla Death in june...

Ma, soprattutto, "Love will tear us apart" è tutta classicità e chi canta è una specie di crooner...Il produttore prima di inciderla fece ascoltare Sinatra al cantante...pensate un po', Frank Sinatra!!!

Si, è davvero tante cose “Love will tear us apart”....

Sinatra ce lo faceva ascoltare in classe miss Qualcosa...Sinatra e i Beatles di "Hey jude"....

Già perché occorre ritornare a Miss qualcosa....

A un certo punto della mia vita me ne andai ad abitare in un piccolo paesino di campagna, quattro case in croce. E un giorno perlustrando la zona in bicicletta mi allungai di tre o quattro chilometri oltre casa mia...

Era primavera...e, a un certo punto, passando accanto a una casetta bellina, bellina sentii una voce che mi chiamava...beh, era miss Qualcosa...evidentemente anche lei si era trasferita in campagna...

"Oh è lei professoressa..."

Mi fece entrare in casa e mi offrì il te...non era molto cambiata, nonostante dovesse avere quasi ottant'anni...

Chiacchierammo del più e del meno, poi a un certo punto cominciò a trafficare nei cassetti di un mobile...

Ne tirò fuori un quadernino che poi aprì mostrandomene alcune pagine...

Beh, in quelle pagine c'erano alcuni versi presi in qua e in la da "Closer" quello strano disco che le avevo fatto ascoltare tanti anni prima...mi aveva sconsigliato di ascoltarlo, ma ne aveva copiato dei versi in un quaderno...

"Che ne è stato di questo ragazzo?"

"Si è impiccato..."

"Ah, non era uno che diceva tanto per dire..."

"No..."

"Lo immaginavo...quindi era uno di quei poeti le cui parole passano dalla pancia..."

"Come?"

"Si la poesia arriva dalla memoria e poi passa dalla pancia, la poesia vera intendo."

Beh, tanti anni prima ci avevo visto giusto quando dicevo che era carina...anche se poi magari questa ultima parte di racconto me la sono soltanto immaginata...

O quell'ultimo incontro è avvenuto davvero?

Ah, il ragazzo, il poeta (anzi il vero poeta come giustamente sottolineato da miss Qualcosa) si chiamava Ian...

Ian Curtis...

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