The Great Classical Music Swindle.

E tu cosa sei disposto a fare per amore?

Io ho rubato, barato, spergiurato, truffato, tradito, illuso, imbrogliato. E non sono pentito, non sono pentito – credimi! - rifarei tutto ed anche di peggio. E lo farò ancora – per un bacio, per uno sguardo complice, per una notte di passione - se solo le trame beffarde del Fato me ne daranno ancora l’occasione. E, se anche un qualche Dèmone vendicativo, dovesse un giorno presentarmi il conto delle mie nefandezze per gettarmi in qualche oscura Gehenna dell’Anima, io lo accoglierò con un sorriso compiaciuto: ho accumulato ricordi che riempiranno quelle apparenti Eternità e, poi, in quell’oscura prigione troverei la compagnia di altri spiriti amanti.

E non credo possa esserci compagnia migliore.

Chissà, forse tra quegli spiriti potrei trovarci anche il buon William Barrington-Coupe, sebbene le sue colpe non siano per nulla paragonabili alle mie. Lui – in fondo – ha solo mentito e solo su qualche banale particolare.

E tu che avresti fatto se tua moglie fosse stata un’ottima pianista, apprezzata concertista, anche solista con la London Symphony Orchestra, ma non ancora arrivata a quella celebrità che tu sapevi esserle dovuta?

E se un tumore alle ovaie le avesse stroncato la carriera proprio mentre stava per spiccare il volo?

Tu che avresti fatto?

Quello che fece William fu di portarsi la sua Joyce nelle campagne dell’Hertfordshire e di continuare con la sua attività di piccolo produttore discografico e agente di artisti. Joyce tenne il suo ultimo concerto nel ’76 e poi sparì. Per 24 anni.

Poi, nel 2000, William decide di mostrare al mondo quello che la sua Joyce ha saputo fare, di raccontare a tutti chi era davvero Joyce Hatto, di non lasciare che quei 24 anni fossero passati invano. E, così, nel giro di qualche anno – dal 2002 al 2006 – William riesce a far pubblicare dalla sua casa di produzione, la Concert Artists, un corpus di oltre 100 esecuzioni pianistiche che la sua Joyce, aveva registrato, tra le indicibili sofferenze della malattia, in quei 24 anni. Esecuzioni straordinarie di brani di Mozart, Liszt, Beethoven, Chopin, Brahms, Schubert e Rachmaninoff, tra i più complessi e faticosi da eseguire, il tutto o quasi catturato in un minuscolo studio di registrazione sistemato in un capannone in fondo al suo giardino di Royston, laggiù nell'Hertfordshire.

Poi la malattia si porta via Joyce nel 2006, ma, grazie a quel lavoro infaticabile di promozione del suo William, lei ha il tempo di vedere il suo talento acclamato e riconosciuto.

Infatti quei dischi fanno il botto: pubblico e critica si spellano le mani. Il nome della Hatto viene accostato a quello di gente come Vladimir Ashkenazy, Mitsuko Uchida o Alfred Brendel. Il Boston Globe la salutò come "la più grande pianista vivente di cui quasi nessuno ha sentito parlare". Il Daily Mail scrisse: “Nei giorni prima della sua morte Hatto era persino riuscita a registrare l'ultima sonata di Beethoven suonando il pianoforte dalla sua sedia a rotelle. È stato un risultato che ha portato una serie di necrologi ammirati alla sua morte che l'hanno vista salutata come un "tesoro nazionale" con un "repertorio musicale e una qualità che è stata eguagliata da pochi pianisti nella storia ".

Come non commuoversi al cospetto di una simile storia? Come non restare allibiti e stupefatti di fronte alla qualità di quelle esecuzioni (esecuzioni tra le più complesse e faticose dell’intero repertorio pianistico internazionale), soprattutto tenendo conto delle condizioni in cui versava chi le stava eseguendo?

Quella piccola, fragile donna malata, vegliata solo dallo sguardo amorevole del suo William, nelle amene campagne inglesi, aveva compiuto un miracolo!

E la storia dovrebbe finire qui.

Invece c’è da parlare di un certo Brian Ventura, di Mount Vernon, New York.

Ora, il nostro Brian è un vero nerd, di quelli che amano la roba digitale e, presumibilmente, scopano poco. Insomma, ecco perché io amo i vecchi vinili e tutta quella roba analogica: col vinile è una cosa tra te e lui, un rapporto segnato nei solchi come nelle rughe di due vecchi amanti e la memoria è solo una cosa personale, intima. Invece quel cazzo di digitale si ricorda tutto, si segna tutto, peggio di una moglie incazzosa.

In pratica il nostro Brian si scarica sul computer per trasferirlo sul suo iPod, proprio questo “12 Trascendental Studies” della Hatto e nota che il database di iTunes si intestardisce a dire che il codice informatico incorporato nel CD apparterrebbe ad una registrazione del pianista ungherese Laszlo Simon.

Brian, che probabilmente a quel tempo (e secondo me pure dopo) scopava poco, invece di tenersi la cosa per sé ed incolpare qualche misterioso algoritmo impazzito della stranezza, si dà un gran daffare a dirlo in giro.

Morale: viene fuori che il buon William aveva “corretto” le incisioni di Joyce aggiungendo qua e là stralci e pezzi sempre più lunghi di altri pianisti, con un abilissimo lavoro di editing e di remastering: il nostro Spirito Amante si era avvalso della sua esperienza tecnica per modificare sottilmente le registrazioni fatte da altri pianisti, rallentandole in alcuni punti, accelerandole in altri, alterando le linee di tenore o basso, in modo da ingannare anche i critici più occhiuti.

Qualcuno si incazzò, qualcun altro alzò la voce, c’è chi lo definì “uno dei casi di pirateria più straordinari che l'industria discografica avesse mai visto”, ci fu chi minacciò querele ma, alla fine, non se ne fece niente. E che si sarebbe dovuto fare? Si disse che quelle registrazioni erano "un disperato tentativo di costruire un santuario per un moglie morente” e che, in fondo, non si era fatto un gran danno a nessuno.

Anzi, Laszlo Simon per esempio, che non godeva di gran fama, fu riscoperto e tornò ad incidere ed a far concerti.

Alla fine, il nostro William non aveva fatto niente di diverso da quello fa un buon beatmaker in una posse! Ecco basterebbe considerare i dischi della Hatto come un riuscito esperimento di fusione tra Classica ed Hip Hop. O meglio ancora vederlo come qualcosa alla stregua dei migliori esperimenti di “plagiarismo” di gente come i Negativland o John Oswald.

Io così ho fatto: ho spostato “12 Trascendental Studies” dallo scaffale della Musica Classica e l’ho collocato tra “Discosphere” di Oswald ed “Escape From Noise” dei Negativland e tutto è andato al suo posto!

William se ne è andato qualche anno fa, nel 2014; lui ha sempre detto che Joyce di tutto quello che lui aveva fatto non ne sapeva niente ed io ci credo. Anche se mi piacerebbe tanto sapere che i due erano d’accordo e che si sono spanciati dalle risate pensando alle facce dei critici!

Ora capisci perché dico che gli Spiriti Amanti sono la miglior compagnia con cui trascorrere l’Eternità?

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