Siamo nel 2003 e il chitarrista Glenn Tipton, diventato portavoce del gruppo, decide di seppellire l'ascia di guerra con sua maestà Rob Halford e mettere alla porta Ripper Owens, buon cantante ma non in grado assolutamente di reggere il confronto con il suo mitico predecessore.
Ecco arrivare "Angel Of Retribution" che ti arriva addosso come una mitragliata. Fin dal primo brano Judas Rising si nota come i Priest abbiano aggiustato il tiro e si trovino in splendida forma, si prosegue poi con Deal With The Devil e Revolution, dove la voce graffiante di Halford si eleva su un muro compatto formato dalle chitarre di K.K. Downing e Glenn Tipton.
Si passa poi per l'interlocutoria Whort Fighting For per arrivare alla maligna Demonizer, qui sono il tappeto ritmico creato dal basso di Ian Hill e la batteria di Scott Travis a farla da padrone. Proseguendo troviamo Wheels of fire che riporta alla mente i suoni di 'Painkiller', assoli stridenti e ritmiche compatte. Nella traccia numero 7 Angel, si trova forse il punto debole di tutto l'album, una semiballad dal tempo medio che non convince del tutto. Si arriva a Hellraider, canzone pensata e scritta per essere eseguita dal vivo, veloce e potente come nello stile Priest.
Interessanti infine i due pezzi che chiudono il lavoro con Eulogy che fa da apripista alla mastodontica Lochness, che a mio modesto parere rappresenta l'essenza dei Judas Priest, 13 minuti di melodia ed infuocato metallo che si sposano alla perfezione con l'invidiabile ugola dello zio Rob Halford.
In conclusione un disco che traccia un nuovo capitolo della strepitosa carriera dei Judas Priest, una storia fatta di sano Heavy Metal che ormai ha più di trentanni, su le mani allora per questi vecchietti!
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