Prima di iniziare a scrivere la mia prima recensione, permettetemi di spiegare la scelta che ho fatto, ovvero quella di parlare di un disco già ampiamente discusso su questo sito. Il disco in questione è "Screaming For Vengeance", ottavo disco in studio della mitica band inglese Judas Priest, e ho deciso di recensire questa pietra miliare dell'heavy metal perchè:
1° questo è uno dei miei primi dischi metal e uno dei miei preferiti in assoluto e per me ha un grande valore affettivo (non so se ho reso l'idea);
2° avendo 13 anni la mia cultura musicale non è estesissima (almeno relativamente ai metallari "puri") e di conseguenza sono costretto a recensire i dischi più famosi e, inevitabilmente, i più recensiti.
Chiarito questo argomento, inizierei la mia recensione.
Il disco (come già accennato prima) è un'opera molto importante per i Judas Priest e per l'Heavy Metal in generale, riesce ad essere duro e veloce, ma al comtempo molto sinfonico (come molte altre opere della band di Birmingham), e di grande influenza per il genere stesso.
"Electric Eye". La canzone è aperta da un riff inconfondibile e presenta due ottimi assoli ad opera di Glenn Tipton e K.K. Downing, i due axemen della band. Grande espressività da parte di Rob Halford. Non appena finisce "Electric Eye", una rullata energica di Dave Holland ci introduce all'altrettanto energica "Riding On The Wind". Canzone molto veloce, con un ottimo riff, un episodio davvero ben riuscito. Dopo "Riding On The Wind" ci aspetta "Bloodstone", song in cui Rob Halford ci regala degli acuti spaventosi. A questo punto si presenta la prima ballad del disco, ovvero la superba "(Take These) Chains", altro ottimo episodio. Dopo questa ballad si presenta a noi la lenta ma orecchiabile "Pain And Pleasure", che sicuramente non è la migliore canzone del disco, ma si lascia ascoltare. "Pain And Pleasure", così come tutte le altre tracce del disco (forse eccetto "You've Got Another Thing Coming") non può reggere il confronto con la successiva "Screaming For Vengeance". Questa è la traccia più aggressiva del disco, nonchè la migliore. Aperta da un acuto da paura di Rob Halford, la song sprigiona tutta la sua rabbia e la sua potenza e presenta un'ottima prova di tutti e cinque i componenti, in particolar modo da Rob Halford, che canta tutta la canzone con una tonalità molto alta e che ci regala un acuto sovrumano (che supera anche quello di "Painkiller") verso il quarto minuto. Una canzone a dir poco perfetta, che da sola sbaraglierebbe la maggior parte dei gruppetti pseudo-heavy metal di oggi. Anche dopo la Title-Track (eh sì, non ho sbagliato a scrivere, è proprio una Title-Track con la T maiuscola) il livello si mantiene molto alto grazie all'altro classicissimo dei Priest: "You've Got Another Thing Coming". La canzone è la più orecchiabile dell'album (a dimostrazione di ciò è la canzone dei Priest più apprezzata dal grande pubblico) e presenta un ottimo assolo di Glenn Tipton (subito dopo il suo K.K. Downing ne esegue un altro, ma a dir la verità è così elementare che lo considero solo un passaggio dall'assolo alla strofa). La prossima song è "Fever", che si può parzialmente associare a "(Take These) Chains", anche se un pò più tecnica. Siamo giunti alla finale "Devil's Child", altra traccia di puro heavy metal, con un ottimo Rob Halford e con un super-assolo di Glenn Tipton.
La versione rimasterizzata contiene la bellissima ballata "Prisoner Of Your Eyes" e una coinvolgente versione dal vivo di "Devil's Child" registrata alla Long Beach Arena e tagliata da "Priest... Live!".
In conclusione ci troviamo di fronte a uno dei migliori dischi metal e non, un capolavoro imbevuto di tecnica, potenza e sinfonia, un album da non perdere per ogni amante dell'heavy metal.
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