Alzi la mano chi di voi si ricorda Julieta Venegas, cantautrice messicana fugacemente transitata nelle classifiche di casa nostra nel 2006 con un paio di singoli, "Me Voy" e "Limon Y Sal". Solo io e un paio d'altri al massimo direi, ma per quanto mi riguarda è stata una fortuna ricordarmi di questa artista brava e onesta; per pura curiosità ho ascoltato il suo ultimo album, questo "Los Momentos" del 2013, ed è stata veramente una bella sorpresa. All'epoca del suo effimero boom internazionale avevo 16 anni ma Julieta Venegas mi rimase particolarmente impressa, soprattutto perchè era molto diversa da quello che normalmente passava per radio e TV musicali all'epoca; nelle sonorità, nel modo di proporsi, nelle atmosfere fiabesche di quei due videoclip così curati e sottilmente ironici. Julieta Venegas era diversa e mi affascinava, non era rockettara nè pseudo-danzereccia, non era volgare, iper-melensa nè posticciamente intellettualoide, e proponeva un solare latin-folk che mi sembrava fuori dal tempo.

Quella di Julieta Venegas è musica leggera nel senso più vero del termine, senza fighetterie e stupide pretese "alternative" buone solo per riempircisi la bocca, ma purtroppo non è quel portento che mi immaginavo da ragazzino, a parte qualche buono spunto nel suo esordio, "Aquì", del '97 e il già citato "Limon Y Sal", album gradevole e perfettamente riuscito, il suo repertorio non è niente di memorabile, almeno fino a "Los Momentos". Con quest'album Julieta è riuscita a reinventarsi, a modificare significativamente il proprio sound abbandonando le influenze pop rock dei dischi precedenti e soprattutto la sua caratteristica ed inseparabile fisarmonica, per abbracciare pienamente nuove sonorità elettroniche. Rimane un songwriting semplice e confidenziale così come un'impronta caratteristicamente latina con radici folk, ma il tutto viene proposto con un onnipresente contorno di sintetizzatori e nuove influenze che spaziano dal pop-jazz alla bossanova, ed il risultato finale è un album caratterizzato da un sound dolce, intimo e personale, che scorre con assoluta piacevolezza e fluidità e rappresenta la deifinitiva consacrazione di un'artista ormai matura e che in precedenza aveva saputo esprimere il suo potenziale solo a sprazzi.

"Los Momentos" è una piccola meraviglia, in tutte le sue componenti: è strutturato perfettamente, curatissimo nelle melodie e negli arrangiamenti, si percepisce un lavoro di ricerca sonora molto attento e meticoloso, ma nonostante questo trasmette calore e spontaneità, oltre a una bellissima sensazione di pace ed armonia. Il suo sound è un mosaico di tasselli perfettamente incastrati, la costante è un approccio stilistico e canoro che si avvicina a certa lounge music, riscontrabile soprattutto  in "Hoy", rilassata e confidenziale, mentre in episodi come "Verte Otra Vez", "No Crei" e soprattutto "Te Vi" il contrasto tra ritmi elettronici vivaci e posti in grande evidenza e un cantato delicato, lievemente malinconico, aggiunge spessore e multidimensionalità a queste melodie semplici e cristalline. Nonostante la sua compostezza e sonorità molto ben delineate "Los Momentos" riesce ad essere un album dinamico e propositivo, l'accompagnamento d'archi di "Por Que?", suggestivo pop/jazz in salsa latina convive armonicamente con l'intensa "Vuelve" e le sue contaminazioni hip-hop e con i ritmi caldi, avvolgenti e ballabili di "Tuve Para Dar". Anche un classico lento sentimentale accompagnato dal piano come "Volver A Empezar", l'unica ballad in senso stretto dell'album, riesce ad essere una bella dimostrazione di buon gusto, equilibrio e delicatezza, così come la melodia sobriamente retrò e teatrale di "Los Momentos", che sembra quasi uscita da un album dei Pink Martini non fosse per le coloriture elettroniche.

Nel mio mondo ideale un disco come "Los Momentos" rimarrebbe per mesi in testa alle classifiche di vendita e i suoi singoli verrebbero passati in heavy rotation, purtroppo qui da noi Julieta ha già avuto il suo giro di giostra ed è durato pochino, e comunque un album dal sound sì più internazionale ma anche meno "commerciabile" come questo non penso riuscirebbe a riscuotere ampi consensi ma per me rimane un piccolo capolavoro, il suo sound avvolgente e delicato, sospeso tra classico e moderno, è un esempio cristallino di come si possa produrre un pop raffinato senza inventarsi immagini strambe, pippe mentali ed altre menate artificiose che tanto piacciono ai critici. Una Julieta Venegas completamente nuova, più organica, più completa, un po' Bic Runga in salsa messicana ma non solo, sarà che forse sono "leggermente" ossessionato ma questo album per certi aspetti mi fa venire in mente un'ipotetica Kirsty MacColl post-"Tropical Brainstorm", un po' più posata e tranquilla. Il cantato la ricorda abbastanza da vicino, soprattutto in alcuni momenti, e queste sonorità le sarebbero piaciute un sacco, ne sono assolutamente sicuro, proprio così come piacciono a me.

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