È una chitarra quella che sento... una chitarra leggera, quasi distratta, svogliata... ripete sempre lo stesso motivo... ossessivamente.

Ora che ascolto meglio sono più di una. Inconsapevolmente catturano l'attenzione e quando si immette la voce sei già dentro il pezzo. Poi tutto d'un tratto i violini sopra una batteria che, per chi sa cosa significa tenere in mano due bacchette, lascia senza fiato. Ma è solo l'inizio controtempi paurosi e accelerazioni mai scontate sorprendono l'ascoltatore a cui inizia a balenare in testa una domanda: "Ma chi cazzo sono sti tizi????" Già... ma nn è la solita domanda da curioso. Quella dei June of '44 e quest'album in particolare è davvero innovativa come musica.
Qualcuno che sa ascoltare capisce subito che questo gruppo riesce a innestare la complessità nella semplicità, e qui la parte da leone la fa la batteria... Dio quel batterista mi fa impazzire!!!!!!!!!!! È lui che detta i tempi, che colma i pezzi di una fantastica pienezza.... ma ad ascoltare bene anche il basso non è male... neanche le chitarre in fondo... ma chi cazzo dice che i musicisti post-rock nn hanno tecnica... gli farei ascoltare sti tizi.... meravigliosi.

Se la prima traccia ti incuriosisce, la seconda ("The Dexterity Of Luck") è adrenalina pura... ma tutto l'album nn lascia fiato... Si sente l'ombra degli Slint in questo gruppo, ma sono un'altra cosa... la melodia straniante nei June lascia il posto a potenti dissonanze e energiche schitarrate degne del miglior rock.... ma questo non è più rock, siamo di fronte al fantasma del rock, distrutto per essere rifondato (nn solo ad opera dei June ovviamente), questo è post-rock e quest'album è qualcosa di spettacolare.

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