David 'Junior' Kimbrough, nasce in Mississippi, da bambino comimcia a suonare la chitarra e via via affina il suo stile, non uscendo praticamente mai dai ritmi medi e creando una sorta di sound modale dal suono lacerante, la sua musica trasuda tutto lo stile del blues del sud, duro e melmoso. Le sue prime registrazioni risalgono al 1966, ma per arrivare ad incidre il suo primo disco dovrà attendere il 1992 con l'album "All Night Long".
Questo "Most Things Haven't Worked Out" del 1997 è il suo terzo album: sporco, brutale, diretto ed essenziale.
Disco che attinge a piene mani dalla tradizione del delta blues, ma allo stesso tempo è forse il più atipico disco di blues che io conosca, tutto gira su un leitmotiv ipnotico, tanto che si potrebbe dire che sia senza soluzione di continuità, è una sorta di allucinante viaggio che non fa soste. Un disco che sembra fatto sul momento (una sorta di jam), ma che allo stesso tempo sembra non lasciare niente al caso. Corposo e massiccio ma allo stesso tempo secco e arido. È arcaico ma anche modernissimo. Sembra suonato dentro una scatola ma quando lo ascolti ti sembra di viaggiare. Insomma è un disco che fonde in maniera spiazzante gli opposti.
Il brano che apre il disco è "Lonesome Road" un sinuoso lento che si potrebbe definire quasi canonico, con il senno di poi sembra che questo inizio voglia quasi ingannare l'ascoltatore, se non fosse per quei suoni riverberanti e magnetici, ma già con "I'm In Love" il registro cambia e viene fuori l'essenza del disco di cui ho scritto sopra e da qui alla fine non ci abbandonerà più. Il pezzo che da il titolo al disco è uno strumentale Immaginifico.
Faccio presente che splendida è l'intesa tra le 6 corde dello stesso Kimbrough e la seconda chitarra di Kenny Brown ma di altissimo livello sono anche la batteria energica ma ricca di sfumature e dai tocchi pennellati di Kenny Malone e il basso nerboruto di Gary Burnside (sì, il figlio di un altro che musicalmente non ci girava intorno, ovvero R. L. Burnside).
Ora, arrivate fino alla fine, anche se forse vi state chiedendo dove diavolo mi ha portato, perché "I'm Leaving You Baby" è un pezzo di blues davvero audace, così come l'inizio era spiazzante per "tradizione" il finale lo è altrettanto, ma per l'esatto contrario (l'ho detto che è un disco sugli opposti, e lo è in tutto e per tutto).
Sì caro Kimbrough, ci hai regalato un disco davvero importante e anche se durante il cammino la maggior parte delle cose non hanno funzionato, non è detto che queste fossero poi così sbagliate.

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