Diciassette anni. Tanti quanti erano trascorsi tra La finestra dentro e Il carmelo di Echt. Dopo Arcano Enigma del 1999, è il 2016 l'anno del ritorno alla discografia di Juri Camisasca, il monaco-eremita amico di Franco Battiato.

Questa volta è un progetto a due, col musicista Rosario Di Bella. Il risultato è Spirituality, 14 tracce intorno al tema della spiritualità cattolica e non. E forse non è un caso che il titolo sia stato scelto in inglese, per farne un discorso universale.

Apre Pace, un inno a questa che cita anche l'erba affinché scampi al cemento.

Poi c'è l'ode all'arcangelo Gabriel, e in alcuni brani Juri canta insieme a Rosario.

Il canto della beatitudine è una delle più intense, ascoltare per credere. Più di transizione invece Deus Meus, interamente in latino. Se incontri il Buddha... sembra essere un tentativo dell'uomo di liberarsi dai dogmi della religione, oppure seguire il cattolicesimo anziché appunto Buddha e gli dei. Cogli l'essenza è davvero bella, e invita a cogliere questa e non l'apparenza. Dopo Gabriel c'è anche un brano per l'arcangelo Uriel, della tradizione ebraica. Space and Flowers è cantata interamente in inglese con un testo sempre di natura religiosa. Echi del Battiato di I'm that. Suprema identità è una suprema canzone introdotta da un morbido pianoforte... "inseguiamo le nostre illusioni, rose e spine di una realtà che ci sfugge di mano... raggi di verità". Fa pensare pure questa al Battiato del biennio 1991-93. Arriva poi Il mondo è costruito sull'amore, aperta da scale di piano... la pioggia come segno divino e "sguardi amabili"... Qui c'è meno pessimismo e più invocazione. C'è poi un felice recupero, Il sole nella pioggia, scritta per Alice nel 1989. Intensa interpretazione. La luce dell'India è una profonda riflessione sul senso, tra sguardi al sole al mattino e salite sulle montagne indiane.

La canzone-titolo è lunga ben sette minuti e trentotto secondi, ed è l'unica strumentale. Come se nessun testo potesse rendere l'intensità della spirituality, per l'appunto. Intorno al minuto 3:40 vi sono vocalizzi, ma nessun testo. Poi vi è una parte percussiva prima del quinto minuto, che diventa sempre più ossessiva. Finale di organo. L'ultima traccia è invece la più breve, un minuto e cinque secondi, e non è altro che un accenno dell'Ave Maria ebraico, Shlom Lekh Mariam.

Ci voleva il ritorno del buon Juri sul mercato discografico, soprattutto quando per mercato si intende comunicare qualcosa di profondo piuttosto che in senso remunerativo. Voto 4 stelle.

Curiosamente, dal 2016 a oggi Juri ha pubblicato tre album in studio e due live. Più di quanti ne avesse pubblicati nella carriera precedente.

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