Esce una vera e propria bomba per gli amanti del prog italiano classico anni ’70 ovvero “Istinto” dei Jus Primae Noctis. In realtà il gruppo ha alle spalle ben 3 dischi autoprodotti che verranno ristampati nel 2020. Vista la bontà di questo prodotto sto sinceramente fremendo nell’attesa della ristampa dei dischi precedenti. Nella formazione troviamo alle tastiere Beppi Menozzi de Il Segno del Comando oltre a Marco Fehmer alla chitarra e alla voce (la mente dietro ai testi), Pietro Balbi alle chitarre e Mario Riggio alla batteria. I 4 sono affiancati da nomi di tutto rispetto del “giro prog” e non fra cui Diego Banchero (leader de Il Segno del Comando) che in pratica suona il basso in tutto il disco, Luca Scherani alle tastiere (La Coscienza di Zeno, Periplo, Hostsonaten) alle tastiere, l’ex Jpn Renzo Luise (Gipsy Troyka, votato miglior chitarrista alla Django), il percussionista Alex “Pacho” Rossy (Perigeo, Morgan, Elio e le Storie Tese, Alphataurus) e il percussionista Matteo Scarpettini (Antonello Salis).
Il titolo “Istinto” si riferisce al fatto di come l’uomo, sotto la maschera della razionalità, nasconda un aspetto irrazionale a animale che, ogni tanto, emerge e che condiziona la sua esistenza. Il suono è caldo e compatto e l’interplay fra i musicisti è perfetto. Non siamo in presenza, a differenza de Il Segno del Comando, di atmosfere dark e gotiche. Anzi il tono generale è molto rilassato e, in alcuni momenti, viene recuperata la tradizione della canzone d’autore italiana. Per la verità la matrice storica del gruppo è proprio quella del cantautorato ma questo non lo trovo un aspetto negativo: anzi sono un estimatore di Lucio Battisti e di un disco come “Anima latina” che era suonato divinamente. E anche in questo “Istinto” tutti i brani sono perfetti. In generale il suono è molto amalgamato: emerge, come si sottolineava, una certa propensione alla canzone e alla melodia ma il tutto è riarrangiato in maniera prog e sinfonica con la presenza onnipresente delle tastiere, di chitarre a volte molto dure e di un bel basso pulsante. A volte mi sono venuti in mente i grandi La Maschera di Cera, forse il progetto che preferisco di Fabio Zuffanti assieme agli Hostsonaten. “Quarto” è sicuramente uno dei pezzi forti di “Istinto” in cui si alternano momenti ora pacati ora più ruvidi mentre anche il testo di Marco Fehmer è notevole e parla di follia: il tema è alla base di una futura trilogia. “Nel buio” è uno strumentale che si caratterizza per ambientazioni surreali e oniriche con un pizzico di sana follia. “La prima volta che ho visto la luce” è invece una traccia in cui viene fuori l’anima cantaurole del gruppo con un bell’assolo di chitarra e le tastiere in evidenza. La suite “Una storia” inizia in maniera orientaleggiante e psichedelica, un po’ come certe cose di Claudio Rocchi, con il bouzouki e le percussioni e prosegue poi verso atmosfere alla “Santana” con Pietro Balbi sugli scudi. “L’uomo d’aria e la preda” è un altro episodio in cui emergono chitarre dure e ritmi aggressivi ricordando alcune canzoni del primo disco de La Coscienza di Zeno (altra valida band genovese in cui suona Luca Scherani) come “Il fattore precipitante”. “Maria” è una minisuite dal vivo (condita da applausi finti) che parla di parricidio. La chiusura è affidata alla lunga “È tutto amore”, caratterizzata dalle onnipresenti tastiere regali e sontuose di Beppi Menozzi e Luca Scherani.
In definitiva in “Istinto” traspare la grande passione e l’impegno dei Jus Primae Noctis. Intendiamoci non c’è niente di nuovo (è un prog classico che piacerà agli amanti delle atmosfere anni ’70) ma il disco è molto bello e ben suonato. Genova continua a regalarci grande musica!
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