Attesissimo, arriva anche in Italia (dopo essere già arrivato in tutto il resto del mondo però!) il primo LP dei Justice, duo electro-dance francese attualmente sulla cresta dell'onda. I due ragazzi (Xavier De Rosnay e Gaspard Augé), oltre alle già pubblicate bombe da dancefloor, come "Let there be light" o "Waters of Nazareth", hanno aggiunto la hit "D.A.N.C.E.", e nove inediti. Il tutto è sempre molto disco-oriented, non temete...

Appena infilato il disco nel lettore, si ha come l'impressione di essere entrati in una discoteca ultrafighetta francese, circondati da ragazze seminude che fanno cascare la mascella. Ed è in questo luogo che analizzerò l'album...

Si parte con "Genesis", un inizio epico (squilli di tromba e battito di tamburi) che lascia spazio ad una base molto elaborata, a più riprese fermata, fatta ripartire, tritata. Per iniziare a ballare insomma, con la pista semivuota.
La seconda traccia, collegata alla prima, è "Let there be light", vecchia conoscenza dei frequentatori di discoteca (quelli più all'avanguardia, per lo meno). E' il pezzo giusto per scatenarsi, con la battuta tipica dei due DJ francesi, ovvero quattro quarti martellanti conditi da un hi-hat pesante e ripetitivo all'infinito. Ma irresistibile.
Finita la foga del ballo si torna sui divanetti, e allora ecco "D.A.N.C.E.", la prima non strumentale, dove un gruppo di bambini canta su una base tranquilla, quasi funky. Per riprendere fiato. E' la hit dell'album, quella che probabilmente vi ha spinti all'acquisto, d'altronde...
"New Jack" può tranquillamente essere scambiato per una canzone dei Daft Punk, fatta di campioni musicali diversi fra loro mixati insieme. Non c'è molto da dire su questa traccia, o vi piace o non vi piace: a me non fa proprio impazzire, ma per rialzarsi dal sovracitato divanetto e ritornare in pista va più che bene!
"Phantom" e "Phantom pt.II" sono due bombe, c'è poco da fare. Battuta quattro quarti, basso cattivo e synth distorto. Non è forse questa la felicità?

Quando pensi di aver sentito tutto, il dj piazza "Valentine". Come suggerisce il titolo, si direbbe una canzone d'amore, bella tranquilla, con una melodia di stampo tipico francese, mi ricorda Serge Gainsbourg... Per flirtare, s'intende!
"The party" vede il featuring di Uffie, anch'essa nuovo fenomeno elettronico della scena francese. Una tipa che ha fatto una canzone che si intitola "Ready to fuck" di cosa può parlare? Di un party in cui ci si ubriaca, si fa casino e... beh... si tromba! Paradossalmente però la canzone è minimale e allegra. Passabile.
"DVNO", altra canzone scambiabile con i Daft Punk, è un pezzo dance però molto pop, con un vocalist che ricorda i Modjo... Ecco, forse è più riconducibile ai Modjo che ai Daft Punk! (per chi non se li ricorda i Modjo sono quelli di "Lady, hear me tonight"... sì sì, l'avete sentita).

Dopo tre canzoni relativamente tranquille, si prepara il gran finale. Bevete l'ultimo drink e lanciatevi in pista, che il bello arriva ora! "Stress", molto potente, si apre con dei violini impazziti. Base spedita, condita da sirene, urli, fischi e un finale quasi "barocco" che preannunciano la bomba...
E la bomba arriva, si è fatta attendere ma arriva: quando tutto sembra essersi calmato, parte "Waters of Nazareth". Una sberla in faccia, cominciate a saltare come tutti gli altri e non capite più niente, lanciate in aria il drink, sudate. Una base scarna ma potenziata da un synth distorto e altissimo, che fa tremare i muri del club. Improvvisamente capite perchè siete venuti in discoteca, e non siete rimasti a casa a guardarvi "I Cesaroni". E i soldi all'ingresso sono stati, probabilmente, fra i meglio spesi dell'ultima settimana, dell'ultimo mese, dell'ultimo anno.

Sfiniti, tornate a prendere aria. E sentite la traccia finale, "One minute to midnight", in lontananza, tranquilla e imponente al tempo stesso. Ok, questa l'hanno scritta i Daft Punk e l'hanno venduta ai Justice, è troppo nel loro stile...
I quattro quarti finiscono, le orecchie fanno un pò male. "Signori la disco chiude", e adesso a far colazione in qualche bar mattutino.

In definitiva, "Cross" è un bell'album, pieno di buone (nuove) idee che di sicuro vi faranno ballare. Ma è proprio per questo scopo che è stato fatto, e si denota un pò di ripetitività generale per chi lo ascolta, appunto, per il solo gusto di ascoltarlo.

Ma per scatenarvi, al momento, è il miglior disco acquistabile.

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