Se mi chiedeste qual'è il mio negozietto di fiducia, quello da cui più spesso mi rifornisco di preziosa materia prima musicale, vi risponderei mestamente che negli ultimi tempi è stato lo spazio Virgin all'aeroporto di Heatrow. E vi posso assicurare che da quelle parti la qualità dell'offerta musicale è ormai colata a picco.
Questa inutile e stucchevole premessa dovrebbe servire a giustificare almeno in parte la scelta di recensire l'album in questione, ma in realtà riesce solo a far intristire chi scrive e, probabilmente, a far incazzare chi legge. Ma si sa che l'incipit è sempre la parte più difficile...
Del personaggio Justin Timberlake non diremo. Per il gossip esistono sicuramente fonti più informate. Del Justin Timberlake cantante diremo giusto il necessario: ennesimo spin-off della ennesima boy band ('N Sync), esordisce da solista nel 2002 con un album più pensato per raccattare qualche MTV Award che per entrare negli annuali elettronici di Scaruffi (del resto, come fargliene una colpa?), per poi tornare sulla scena qualche settimana fa con una nuova uscita dall'emblematico titolo "FutureSex/LoveSounds".
Ora, quest'ultimo album sarebbe rimasto nel mio personale dimenticatoio, come credo in quello di molti di voi, se non fosse che il sottoscritto bazzica spesso le pagine di Pitchfork, il tanto influente sito di critica musicale, noto per le proprie sofisticatissime tendenze. Risultato: il sopra citato "FutureSex/LoveSounds" si becca 8.1 su 10 e finisce al 25° posto tra i cinquanta migliori album dell'anno, davanti a Sonic Youth, Herbert, Califone e altre gente di questa risma. Ottusamente influenzato da questo giudizio e spiazzato dal fatto che sembro aver già razziato tutto quello di interessante nelle visite precedenti, questa volta finisco per lasciare le 12 sterline alla compiacente cassiera della Virgin per portarmi via il mio fiammante cd di Justin Timberlake.
Siccome al gate l'AZ237 dell'Alitalia è annunciato in partenza con la solita ora di ritardo ("problemi al carrello" ammette candidamente l'assistente di terra) il buon Timberlake si merita subito la sua prova del fuoco. Che questo furbacchione aspiri a diventare il Michael Jackson del nuovo millennio (con una immagine più marcatamente etero e, se possibile, scopereccia) risulta evidente anche alla mia portinaia ed ascoltando "FutureSex/LoveSounds" potrebbe anche risultare una aspirazione plausibile. Perché tra un brano genuinamente truzzo e l'altro, il nostro Justin infila anche qualche barlume di genialità di cui bisogna pur dargli atto, anche se siete di quelli cui l'hip hop provoca forti irritazioni cutanee. Certo le poetiche lasciano parecchio a desiderare e se si tolgono via il sostantivo "baby" e l'aggettivo "sexy", rimane ben poco. Ma a qualcuno importa davvero di quello che Justin ha da dire?
Dunque tasto "play" e via: la title track e la successiva "Sexyback" (sigh) richiedono lo skip quasi immediato, ma "Sexy Ladies" si lascia anche ascoltare, "LoveStoned" ha un bel suono retrò che fa molto disco anni ‘70 con tanto di archi in sottofondo, "What Goes Around" è un ballatone all'aspartame che a tratti sembra cantato dai Bee Gees e soprattutto, perdonatemi, "Damn Girl" è un piccolo gioiellino tra dub e funky, con le tastiere che ti entrano in testa e ti fanno ricordare di quanto amassi Prince e la sua musica, prima che la pubertà se ne andasse portandosi via un pezzo di te.
Con gli le ultime traccie un po' anonime il disco completa il suo corso e se il portatile avesse ancora qualche minuto di autonomia e non stessero chiamando proprio ora i passegeri all'imbarco, ci sono almeno 4-5 pezzi che davvero varrebbe la pena riascoltare.
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