Tornato da una lunga, estenuante assenza dal Parnaso del music biz, Justin Timberlake ha improvvisamente fatto capolino in questo bizzarro duemilatredici con The 20/20 Experience, album con i controfiocchi, essenza del pop giù genuino. Giacca e cravatta, sbarbato a momenti, look da gentlemen in pieno periodo gangster-chic, il caro ex inquilino di casa Disney e NSync si è fatto nuovamente accompagnare dal fido Timbaland, responsabile del fortunato e drastico cambio di guardaroba per FutureSex/LoveSounds, nonché artefice di pressoché tutte i suoi cavalli di battaglia, dalla maliziosa SexyBack alla struggente Mirros, passando per Suit & Tie, My Love, Cry Me A River, What Goes Around...Comes Around e Lovestoned.

A pochi mesi dal primo capitolo soul-oriented, l'ambizioso progetto "20/20 Experience" raddoppia in un volume numero due (2 of 2) e con questa transazione muta lo stile di Justin medesimo: il signorotto aristocratico retrò lascia il posto al neo Michael Jackson in tenuta sbarazzina, barba incolta, saltelli selvaggi sul palcoscenico e, soprattutto, a tanto, tantissimo funky R&B in salsa sessual-danzereccia. Niente più chill out-ambient alla Strawberry Bubblegum, tight e fazzoletto abbiato e soft boogie Motown-style simil That Girl o Suit & Tie, largo invece al neo "FutureSex...", pepatino, frizzante, accattivante, a tratti piacevolmente aggressivo e potenzialmente dinamitardo. Torna, allora, in 2 of 2 il Justin veracemente "timbalandiano", l'ammaliatore di SexyBack, l'amico "corretto" e "gentile" dei rapper più eleganti, colui che, forse, potrà tenere in mano, anche solo per un soffio di secondo, lo scettro di Maestro maschile del pop anzitempo abbandonato dal compianto Re.

Il lancio di 2 of 2 è affidato un po' sfortunatamente al primo estratto Take Back The Night, gioiellino disco-funky palesemente ispirato ai fasti di Off The Wall che non ha ottenuto i brillanti riscontri di Mirrors e Suit & Tie. Il brano, tuttavia, passa in secondo piano se confrontato con la ricca formula dance-retrò di Gimme What I Don't Know (I Want) oppure con il magnum opus dell'intero album, True Blood, gradevolissimo (e lunghissimo) pastiche synthpop contraddistinto da forti percussioni orientaleggianti e cupi archi di background. La lista delle eccellenze continua con Cabaret, mix R&B retrò-lounge, accostabile ad alcuni brani di Janelle Monae per The Electric Lady, che ospita il rapper Drake, l'hip hop in salsa "arabica" di Murder (con Jay-Z, già featured artist in Suit & Tie), il bizzarro country-rock'n'roll in salsa poppish per Drink You Away, l'angolo di malinconia in Amnesia e il classico sound urban pop à la Timbaland di TKO. Meno convincenti si presentano invece le ballate You Got It On e Not A Bad Thing, quest'ultima vantante un'estensione di ben 11 minuti.

Si conclude così, con un tripudio funkeggiante-danzereccio e spensierato, l'esperienza 20/20 di mr. Timberlake, finalmente nella giostra mainstream dopo miliardi di comparse cinematografiche e un matrimonio made in Italy con la bella Jessica Biel. Due volumi, un solo compendio pop, attualmente il meglio dell'anno corrente. Che il banchetto regale prosegua con le migliori vivande.

Justin Timberlake, The 20/20 Experience 2 of 2

Gimme What I Don't Know (I Want) - True Blood - Cabaret - TKO - Take Back The Night - Murder - Drink You Away - You Got It On - Amnesia - Only When I Walk Away - Not A Bad Thing. 

 

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