E’ giunto il momento di prestare orecchio a questo terzetto di terroristi sonici provenienti da Bruxelles, località che probabilmente non fa pensare subito a band amanti del rumore molesto.
I K-Branding, invece, sono tra i più credibili eredi della schiera industrial-noise, un ardito miscuglio dei primi Einstürzende Neubauten e dei Cabaret Voltaire, abitato però da spettri free jazz. Non si tratta della solita band che accosta rumorismo, schitarrate a caso e drumming caotico per poi definirsi sperimentale, i K-Branding sono un gruppo che fa musica spericolata, coraggiosa e decisamente avant, sebbene la matrice dei propri ascolti sia sempre riconoscibile.
“Alliance” è il loro secondo disco ed esce per Humpty Dumpty Records (mentre l’esordio “Facial” risale al 2009 e già prometteva benissimo) e sin dall’incipit ci fa intendere cosa ci aspetta: Japaner Sein è un sabba perturbante e malevolo, con un sax che ci accompagna in una landa glaciale e oscura, Blurred Vision si regge sulle percussioni, elemento che caratterizza un po’ tutto il disco, come se si trattasse di un ritorno al tribale ma con la presenza massiccia di distorsioni, effetti elettronici e synth, Astral Feelings è la personale interpretazione del trio del genere kraut rock con la suite Assente Cultura a fungere da manifesto: quasi 10 minuti sospesi tra Wolf Eyes, dark ambient e drumming psicotico. Gregory Duby, Sebastien Schmit e Vincet Stefanutti hanno firmato davvero un grande album, spero non passino inosservati come accade troppo spesso.
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