Forse non tutti sanno che l'avventura musicale del chitarrista svedese Roine Stolt è iniziata ben prima della formazione degli ormai celeberrimi (in ambito progressive, almeno) The Flower Kings. Nel 1975, infatti, l'allora giovanissimo Roine era il chitarrista della band chiamata Kaipa, guidata dal più esperto tastierista Hans Lundin, e che proprio in quell'anno pubblicò l'omonimo bellissimo album d'esordio, vero e proprio capolavoro del rock sinfonico. Sempre con i Kaipa, Stolt incise altri due album di qualità forse leggermente inferiore al primo ma pur sempre indispensabili in una discografia prog di buon livello: "Inget Nytt Under Solen" e "Solo", stampati rispettivamente nel 1976 e nel 1978. Dopo i primi anni '80, nei quali i Kaipa incisero altri due album ("Hander" e "Nattdjurstid", che non ho mai ascoltato...), ci fu lo scioglimento del gruppo.
Il ritorno di Stolt sulle scene prog, avvenuto nel 1994 con la pubblicazione a suo nome del bellissimo album "The Flower King", ha segnato per il chitarrista svedese l'inizio di una fase di esuberanza ed iper-attività creativa. Il decennio successivo, infatti, ha visto Stolt fondare i The Flower Kings, realizzare dischi da solista, partecipare ai gruppi Transatlantic, Karmakanic, The Tangent e, infine, alla rifondazione dei Kaipa. Lo storico gruppo comprende attualmente i soli Stolt e Lundin della line-up originale e si avvale della collaborazione di Jonas Reingold, bassista anche con i Flower Kings, di Patrik Lundstrom, cantante dei connazionali Ritual, del batterista Morgan Ågren e della cantate Aleena.
Il bellissimo come-back album, "Notes From The Past" (del 2002), è interamente composto da Lundin anche se, dal punto di vista stilistico, è evidente una netta "flowerkinghizzazione" delle composizioni, diretta conseguenza, forse, della debordante personalità di Stolt. L'inarrestabile vena compositiva di quest'ultimo deve inoltre aver contagiato il buon Lundin oltre che dal punto di vista qualitativo anche da quello quantitativo se, ad un anno solamente di distanza, ecco uscire già il secondo album della "nuova era". "Keyholder" si pone dunque direttamente nella scia del precedente e ne rappresenta l'ideale continuazione in quanto le sue caratteristiche peculiari sono più o meno le stesse: stile fortemente influenzato dai Flower Kings, bellissime melodie caratterizzate dalle alternanze e dagli intrecci vocali eseguiti da due grandissimi cantanti, arrangiamenti complessi e variegati, bei suoni e ottima qualità di registrazione.
Insomma un altro bellissimo disco che non posso che consigliare caldamente ovviamente non a chi è indissolubilmente legato solo agli anni '70 (e quindi ai Kaipa di quel periodo) ma di sicuro a chi ha apprezzato il disco precedente o comunque a quelli a cui piacciono i Flower Kings.
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