Sono norvegesi. Cantano in norvegese. No, non sono black-metal. Come se non bastasse ad incuriosirvi, ecco, ve la butto lì: questi ragazzi hanno quell'attitudine che ha caratterizzato i lavori poliedrici di quel Tom Waits che, insomma, qualcosina ha anche fatto.
Prima facciamo un po' di storia.
La Kaizers Orchestra è un progetto sviluppato dal chitarrista Geir Zahl e dal cantante Janove Ottesen ai quali si aggiungono poi Terje Vintersto (chitarra, cori, percussioni), Rune Solheim (batteria), Helge Risa (organo, pianoforte), Oyvind Storesund (basso acustico, sostituito nel 2003 da Jon Sioen). Ora, se c'è qualche lettore norvegese, voglia perdonarmi per il fatto che la mia tastiera non ha caratteri norvegesi e quindi devo scrivere i nomi seguendo una mia libera interpretazione, ma proseguiamo.
Descrivere un disco del genere è un bel dilemma. Seppure il gruppo si proponga come "rock", è impossibile non sentire l'influenza del folclore (che tra l'altro si esprime anche mediante l'utilizzo misto di sonorità elettriche ed acustiche ed un particolare utilizzo delle percussioni) ed il bello di tutto questo è che ne vien fuori un inedito mix di energia e delicatezza, di atmosfere ed intenzioni estremamente varie, in un saliscendi dinamico che va dagli ostinati della title-track, a situazioni decisamente più soffuse (la stupenda "Fra SJafor til Passasjer") buttando nel calderone addirittura un po' di funky ("Dr.Mowinckel") ; è da segnalare inoltre la grande capacità di questi sei norvegesi nel contrapporre una base musicale spesso cacofonica ad un cantato liscio e molto orecchiabile, mettendo in bocca un sapore deliziosamente amaro. Il bel pastrocchio di questo disco è, per di più, anche abbondante: 52 minuti di musica in grado di portarvi su, giù, a destra e a sinistra, di sbatacchiarvi come pupazzi e di non annoiarvi per l'intera durata del disco.
Il disco, che sancisce l'esordio nel gruppo nell'ormai lontano 2001, fu notevolmente apprezzato dalla critica e permise al gruppo di iniziare un percorso artistico che continua ancora oggi, dopo altre quattro uscite discografiche che vi invito ad ascoltare (oltre a questa, naturalmente). Ah, piccola nota per quanto riguarda la qualità audio : mi è sembrato di udire, alcune volte, un cicinin di clipping, ma decisamente non fastidioso.
Tiro le somme prima di annoiarvi: procuratevi il disco, non ve ne pentirete sicuramente.
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